Senna: tutte le auto di Ayrton

Dall'1 al 4 maggio 2014 si celebra all'Autodromo di Imola il ventennale della scomparsa di Ayrton Senna. Corriere dello Sport omaggia il Campione con uno speciale dedicato alla sua straordinaria carriera.
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Toleman, Lotus, McLaren, Williams. Non si tratta solo della successione delle macchine guidate da Ayrton Senna in Formula 1, ma di veri e propri capitoli della sua carriera. In questo senso andrebbe citata anche la Ferrari, che però per la statistica dei gran premi disputati è assente: come abbiamo raccontato sul giornale nei giorni scorsi, quella tra Ayrton e la Rossa è una meravigliosa storia incompiuta. Senna voleva la Rossa, la Rossa voleva lui, la Formula 1 voleva l’uno al volante dell’altra, ma non si andò mai oltra la lettera d’intenti del 9 luglio 1990, peraltro mai firmata.

Toleman, la rivelazione - Per mostrare chi era gli serviva una macchina. Una qualunque, anche la peggiore. La Toleman lo era discretamente, dunque per questa esigenza era ideale. Senna con questa macchina esordì nel 1984, e la storia conobbe il suo momento più denso di eventi nel GP Monaco del 1984. Prost andò via facile ma sotto l’acquazzone Senna superò tutti coloro che lo precedevano - era partito tredicesimo - e andò a prendere Prost. Il francese fu salvato dall’interruzione della gara e la storia dice: Senna secondo a 7”446. Il paradosso fu che della macchina si parlava come del letamaio che aveva dato vita al fiore. I rapporti si deteriorarono quando Senna decise di lasciare la Toleman e annunciò anzitempo il suo accordo con la Lotus per l’anno seguente. Per punizione Ayrton fu appiedato per il GP d’Italia a Monza.

Lotus, la maturità - Ecco la macchina di seconda schiera, ideale per permettere a Senna di provare a vincere. Ci riesce anche, ma non è una passeggiata: in tre anni alla Lotus, Ayrton conosce diversi ritiri, per guasti meccanici o anche, spesso, per l’eccessivo consumo di benzina. Diciamo che questa fase di crescita tecnica avvenne soprattutto nei primi due anni, con la Lotus motorizzata dalla Renault. Poi, nel 1987, il team inglese lavorò con la Honda e i giapponesi, constatando l’assoluta dedizione di Ayrton alla causa, fecero la loro parte per farlo passare alla McLaren. La Lotus grazie ad Ayrton conobbe due vittorie all’anno per tre anni, tutte sofferte ma per questo meravigliose.

McLaren, la consacrazione - La McLaren nei suoi anni migliori basta per far spettacolo da sola in Formula 1. La Mp4/4 è una macchina addirittura mitica, fortissima già nel 1988 alla prima stagione di partnership con la Honda. In quell’anno vince 15 gare su 16 (8-7 per Senna su Prost) e nel triennio 1988-1990 centra addirittura 42 pole position (36 firmate da Senna!) su 48 GP. Senna contro Prost e Prost contro Senna: duelli da cineteca che continueranno nel 1990 con Alain alla Ferrari. Il 1991 è però l’ultimo anno del magico ciclo tecnico della McLaren, apertosi con la Mp4/4 e proseguito fino alla Mp4/6, poi la squadra di Dennis comincia da accusare la superiorità della Williams-Renault dall’elettronica insuperabile.

Williams, l’illusione - La magica Williams-Renault disegnata da Adrian Newey (licenziato dalla March nel 1990 e subito assunto da Frank Williams), stravince il Mondiale con Nigel Mansell nel 1992 e Alain Prost nel 1993, illudendo Senna. A fine 1993 Ayrton lascia la McLaren per salire sulla macchina ritenuta più tecnologica ed evoluta nella sua elettronica sofisticata. Ma i nuovi regolamenti vietano gli ausili al pilota e tutto si trasforma in un’illusione. Senza i dispositivi elettronici che l’avevano fatta scorrere su binari negli anni precedenti, la Williams è instabile, persino difficile da tenere in pista. Come tutte le macchine di Newey è estrema, nonché drammaticamente stretta: Ayrton fa fatica a entrare nell’abitacolo.
L’inizio del 1994 rivela Michael Schumacher con la Benetton e Ayrton non si aspettava né l’uno né l’altra. Il primo maggio, con la scomparsa del divino Ayrton e la terza vittoria di fila di Schumacher, segna tragicamente il passaggio di consegne.

Fulvio Solms

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