Lo scorso 9 agosto, come dichiarato dal Ministro del Commercio, la Cina ha portato il caso delle tariffe alla importazione nella UE delle auto EV costruite in Cina di fronte al WTO. Il Ministro spiega che l’iniziativa è stata presa per salvaguardare gli interessi dell’industria delle vetture elettriche (EV). Un portavoce ha poi dichiarato che la decisione della UE di introdurre le tariffe non ha fondamento legale e nei fatti e viola le norme del WTO (organizzazione mondiale dei commerci) e mette a rischio la cooperazione globale che si occupa dei cambiamenti climatici. Tutto questo fa riflettere e spero che soprattutto faccia riflettere i regolatori della UE.
La Cina, per il momento, sembra non reagire in maniera muscolare e scomposta alle tariffe, ma si comporta nel modo in cui un Paese Occidentale avrebbe fatto, ricorre alle norme dei trattati internazionali per tutelare la propria industria e gli scambi commerciali. Un cambiamento di strategia rispetto alle prime dichiarazioni dove si parlava di misure uguali e contrarie verso la UE, introducendo tariffe sui prodotti più sensibili per l’Occidente. In effetti si rimane sorpresi di fronte a questo comportamento della Cina e vedremo cosa accadrà in seguito, ma certamente è interessante la scelta fatta. Ora in attesa del parere della WTO, rimane il problema di fondo di come uscire in maniera intelligente e pragmatica dal diktat del 2035 soltanto elettrico che è l’innesco del problema di fondo. Cosa dobbiamo fare per salvaguardare gli interessi dell’industria automobilistica europea e cosa dobbiamo fare per ridare al consumatore medio le vetture che desidera, senza penalizzarlo nel costo e nell’utilizzo. La nuova Commissione nata dopo le recenti elezioni europee, per il momento, non si pronuncia sul 2035. Dovrà farlo perché le tariffe non sono e non possono essere la soluzione indipendentemente da quello che dirà l’organizzazione mondiale dei commerci. Il tempo passa, l’elettrico è sempre più per gli alti spendenti. Si parla da tempo di vetture elettriche per la classe media e al di sotto dei ventimila euro. Rimane poi di produrle a margini accettabili per l’industria europea. Per i cinesi, di contro, è più facile fare profitti con le vetture piccole. Il pallino è in mano alla UE che dovrà decidere cosa fare al di là delle tariffe