Brescia, città del potere

Dal complesso monastico di Santa Giulia al Parco archeologico romano, la città lombarda contiene al suo interno alcuni simboli testimoni di un passato glorioso
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Per arrivare a un museo, con una chiesa alle spalle, bisogna superare un chiostro e poi un altro e un altro ancora; dentro, c’è tutta la storia di una città. Santa Giulia, a Brescia, è molto più di uno spazio espositivo: è un piccolo mondo che, tra affreschi e giardini contemplativi, croci monumentali e corredi funebri, mosaici e antiche domus, racconta le vicende cittadine dai primi insediamenti preistorici all’Età veneta, passando per l’Alto Medioevo e l’epoca delle Signorie. Un luogo che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel contesto del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del Potere (568-774 d.C.)” che include, oltre a quello di Brescia, anche altri sei siti italiani (Spoleto, Benevento, Cividale del Friuli, Castelseprio Torba, Campello sul Clitunno e Monte Sant’Angelo) che un tempo furono i più importanti ducati longobardi del nostro Paese. Una grande, diacronica, area monumentale dove convivono in un mirabile equilibrio epoche e stili lontani. Il complesso monastico di Santa Giulia fu fatto erigere nel 753 dall’allora duca Desiderio, futuro sovrano, su un’area già occupata in età romana dalle Domus di Dionisio e delle Fontane, e comprende la Basilica di San Salvatore e la sua bella cripta con colonnette in stile misto, la cinquecentesca chiesa di Santa Maria in Solario con il coro rinascimentale dove le monache, nascoste, cantavano inni al Signore. Uno stretto passaggio conduce all’oratorio romanico di Santa Maria in Solario, che custodisce la croce rivestita di gemme di Re Desiderio, capolavoro dell’oreficeria carolingia. E infine c’è una sala vuota. Per ora. È la cella orientale del tempio romano di Santa Giulia che l’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg ha trasformato in una stanza nuda con un piedistallo cilindrico in marmo di Botticino illuminato da una lampada che ricorda la luna: qui, entro la fine del 2020, tornerà dopo anni di restauri l’icona di Brescia, la statua bronzea del I sec. d.C. della Vittoria Alata.

Legato alla stessa epoca un altro tesoro artistico, l’area di Brixia, il Parco archeologico della Brescia romana, anch’esso sotto l’egida dell’Unesco. Una teoria di edifici di culto, come il Santuario tardo repubblicano, e pubblici, come il teatro e il Capitolium eretto per volontà dell’imperatore Vespasiano nel 73 d.C. Spicca, tra tutti, il Tempio Capitolino con tre celle dedicate a Giove, Giunone e Minerva e una quarta, di un precedente tempio, che custodisce uno straordinario ciclo di affreschi.

Non si può lasciare Brescia però senza aver speso un po’ di tempo nel suo salotto buono, la rinascimentale piazza della Loggia, il luogo più veneziano della città, perfetto per proporzioni spaziali tra le lunghezze dei lati della piazza e il volume dei portici. Qui affacciano la Loggia, il cinquecentesco Palazzo notarile con un bel portale scolpito, la quattrocentesca casa Vender, il Monte di Pietà e la Torre dell’Orologio. Nell’arcata sotto l’orologio, una stele in marmo ricorda i morti dell’attentato terroristico del maggio 1974.


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