Alla vigilia della seconda Guerra Mondiale, la Citroen stava per lanciare una macchina che avrebbe cambiato un'epoca: la DS 19. Lo scoppio del conflitto e gli aggiornamenti tecnologici, però, rallentarono l'uscita sul mercato, che avvenne solamente nel 1955. L'idea di Pierre Jules Boulanger, all'epoca direttore generale del Marchio transalpino, era quello di presentare una quattro ruote che fosse l'erede della Traction Avant.
Un progetto articolato e complesso, commissionato a un team di ingegneri guidato da André Lefebvre che aveva già lavorato su modelli rivoluzionari come la Traction Avant e la 2CV. I due modelli hanno avuto nella genialità dello scultore e artista italiano Flaminio Bertoni la chiave per offrire su una meccanica avanzata e su un progetto ingegneristico decisamente evoluto anche un “vestito”, in grado di affascinare la gente e conquistare nuovi clienti. Così come accadde per la DS 19.
Al di là dell’estetica dall’importanza fondamentale, va considerato il contributo di avanzata tecnologia fornito dal progettista Lefebvre e dal suo team. Per la Citroën DS 19 fu realizzato un telaio a piattaforma, rigido grazie a una progettazione accurata dei corpi cavi, ma al tempo stesso in grado di alleggerire il peso globale.
Sulla piattaforma venne fissata una scocca, leggerissima e dotata di punti di ancoraggio per gli elementi della carrozzeria, anch’essi leggeri e smontabili: tetto in plastica, cofano in alluminio, portiere e parafanghi. Il baricentro sotto l’asse delle ruote rendeva impossibile il ribaltamento della vettura, se non per colpa di trampolini o altri elementi artificiali.
Non contento di questo, Lefebvre volle i due terzi della massa della vettura sulle ruote anteriori, direzionali e motrici, in modo da avere una perfetta aderenza al suolo e fece collocare tutti gli organi più pesanti dietro agli assali, così da ridurre al minimo gli sbalzi, anteriore e posteriore.
Grazie alla sospensione idropneumatica (oleopneumatica, ideata da Magès), poi, era possibile alzare la vettura da terra sino a bloccare la sospensione. In tali condizioni, la DS 19, grazie alla sua particolare ripartizione delle masse, può viaggiare anche con una ruota posteriore completamente rimossa.
La caratteristica innovativa fu divulgata non solo da dimostrazioni pratiche durante saloni e prove su strada, ma è stata celebrata da cinema e tv: memorabile l’episodio della serie TV americana "Chips", del 1977, dove i due famosi poliziotti in moto fermano una DS che percorre, su tre ruote, le highways californiane, senza capire come questo sia possibile.
La filiale sudafricana dell’azienda, per il lancio dei modelli DS per l’anno 1968, realizzò un filmato dove una “pattuglia acrobatica” di vetture danzano su tre ruote sulla pista di un autodromo, mostrando come la perfetta ripartizione delle masse permetta, anche in caso di frenata d’emergenza e senza tenere il volante, di fermarsi in poco spazio, senza deviare dalla traiettoria, anche dopo l’esplosione di una o due ruote, perfino dallo stesso lato della vettura.
La stabilità della DS 19 è rimasta un punto di riferimento nella storia dell’automobile, anche grazie ai successi raccolti nell’attività sportiva nel corso degli anni di produzione, in gran parte dovuti alle eccezionali qualità stradali date dalla ripartizione delle masse voluta da Lefebvre.
E ancor di più fece stupore il valore record dell’aerodinamica, un Cx di 0,4 sensazionale per quell’epoca, parliamo del 1955 (e fu prodotta poi fino al 1975): grazie a quel profilo sofisticato la DS riusciva a superare i 140 km/h con un propulsore di “soli” 70 CV e successivamente riuscì a toccare i 200 km/h con un propulsore di doppia potenza. Fu Lefebvre a studiare il progetto e a dare alla DS 19 quel profilo aerodinamico: ma non va dimenticato che fu André Citroën a “strapparlo” all’industria aeronautica in cui l’ingegnere si era formato.