«Nashat Akram è un regista dotato di tecnica, vede le cose prima che succedano, Hawar Mulla Mohamed è pronto a sgommare sulla fascia sinistra mentre Younis Mahmoud ripensa a tutti i gol segnati nei giorni precedenti. E’ il capitano e dovrà trascinare la squadra oltre la stanchezza, oltre la tensione. Nashat, Hawar, Younis. Uno sciita, un curdo, un sannita. Le anime di un Paese che vive un conflitto fratricida». E’ un altro calcio, quello raccontato in questo splendido libro - abbellito da una prefazione addirittura di Zico, che in quella nazionale ha lavorato - che ci trasporta nell’Iraq del 2007. Saddam Hussein non c’è più, è stato giustiziato, ma il Paese è precipitato nel caos politico, con una sanguinosa guerriglia etnico-religiosa in corso, che le forze armate statunitensi faticano a contenere. In questo contesto, la nazionale di calcio irachena si prepara a disputare la fase finale dell’Asia Cup, l’equivalente del nostro Europeo, sotto la guida di un brasiliano, Jorvan Vieira, tecnico esperto ma dal carattere non facile e poco incline al compromesso. Eppure Vieira riesce a tenere coeso un gruppo formato da giocatori di estrazione molto diversa tra loro, e dopo un inizio difficile riesce nell’impresa di battere l’Australia. Mentre gli attentati continuano - coinvolgendo anche parenti dei giocatori - l’Iraq si scopre unito nel tifare le imprese di questo manipolo di giocatori, fino al lieto fine (solo sportivo) nella finale contro l’Arabia Saudita, decisa da un gol di Mahmoud. «Vorrei che gli americani non avessero mai invaso l’Iraq, vorrei che tutto finisse presto - le prime parole del bomber - a chi dedico la vittoria e il gol? I gol lo dedico a Bush…». Una splendida storia di vita e di calcio, un gran bel ritratto di un allenatore e del suo piccolo grande miracolo.
IL GOL LO DEDICO A BUSH, di Max Civili e Diego Mariottini; Castelvecchi editore, 172 pagine, 16,50 euro.
“Il tennis facile”, manuale «per imparare il tennis da soli», fu pubblicato da Gianni Clerici per la prima volta nel 1972, e più volte ristampato. Curiosa e interessante la decisione di riproporlo, riveduto e reso più attuale da parte di Riccardo Piatti, il più famoso tra i coach di tennis del nostro tempo. Certo, mancano certi interventi in puro stile Scriba («l’australiano Rosewall, che ha il miglior rovescio del mondo, suggerisce agli allievi di non impugnare la racchetta come lui ma come, molto sommessamente, vi consiglierò io»), in copertina non c’è più Arthur Ashe ma Jannik Sinner, quando si parla dei mancini i riferimenti a Nadal e Shapovalov hanno preso il posto di quelli riservati e Fraser e Laver, e le foto in bianco e nero di Clerici stesso impegnato a mostrare come colpire correttamente i fondamentali di questo sport sono stati sostituiti da immagini a colori del campione altoatesino e di altri allievi dell’accademia di Bordighera. La gran parte dei testi è ancora però quella di mezzo secolo fa, per un libro che resta molto utile per il neofita o per chi voglia provare a migliorare il proprio gioco. Si parte dalla scelta della racchetta e si passa all’esame dei colpi, il dritto, il rovescio a una e a due mani, la volée (nella versione originale era la “volata”), il servizio, e poi come spostarsi in campo, le tattiche di gioco e infine alcune considerazioni sull’aspetto mentale del tennis. Clerici e Piatti, un binomio assolutamente vincente.
IL TENNIS FACILE, manuale illustrato per neofiti e cultori della materia; di Gianni Clerici con Riccardo Piatti, Baldini+Castoldi editori, 240 pagine, 20 euro.