Di cosa può avere ancora paura chi ha trascorso l’infanzia in piena guerra civile, che ha perso il nonno ucciso dai soldati serbi, che a sei anni ha dovuto abbandonare la casa di famiglia (ritrovata poi distrutta) a Kvartiric, in Croazia, per trasferirsi prima in un campo profughi e poi a Zara? Di nulla, probabilmente, grazie alla corazza che certi fatti non possono che avergli costruito intorno. E così deve essere stato per Luka Modric, fenomeno del Real Madrid e del calcio contemporaneo, quello che un anno fa è riuscito a introdursi nel duopolio Messi-Ronaldo per impossessarsi del Pallone d’Oro, grazie alle tre vittorie di fila ottenute con il Real in Champions League e al secondo posto della sua Croazia nel Mondiale in Russia. Il ragazzo dal naso affilato e dal genio cristallino qui racconta con sincerità la sua vita e la sua carriera, dagli inizi nello Zadar all’approdo alla Dinamo Zagabria fino allo sbarco in Europa, prima al Tottenham e poi al Real Madrid (e nella prefazione, Sir Alex Ferguson ricorda di aver cercato inutilmente di portarlo a Manchester). Una straordinaria carriera che Luka ripercorre con umiltà, svelando la sua determinazione e la sua forza di volontà. Scorrono in queste pagine grandi personaggi del calcio degli ultimi quindici anni, dai suoi idoli Boban e Totti a tecnici come Ancelotti e Zidane, dal ricordo di non aver mai visto Cristiano Ronaldo così scosso - quasi da arrivare alle lacrime - dopo un rimprovero aspro di Mourinho, alle punzecchiature spedite alla Juventus, per le proteste dopo il rigore nella gara di ritorno della semifinale Champions del 2018, che lui liquida in poche e chirurgiche parole («la decisione dell’arbitro era corretta, il rigore era evidente»). E poi naturalmente la Nazionale, i suoi amici Mandzukic e Corluka e la splendida cavalcata dell’ultimo Mondiale. Un bel racconto di vita e di sport, sempre a testa alta, come quando guida, pallone tra i piedi, il gioco del Real Madrid.
A MODO MIO, di Luka Modric con Robert Matteoni; Sperling & Kupfer, 320 pagine, 18,90 euro.
(Rafa Zurio) Bella e originale l’idea di Vincenzo Felici, juventinologo per acclamazione, che ha deciso di sedersi a tavola con la Vecchia Signora, per farsi raccontare un po’ di storie e per ripercorrere la Storia della squadra più vincente del calcio italiano. Felici - in materia di pallone - è un collezionista di dettagli, aneddoti, sfumature; ed è allo stesso tempo un uomo capace di apprezzare l’arte della buona cucina. Dall’incrocio di queste due passioni nasce questo libro, un lungo e variegato menù dove alcune partite memorabili dei bianconeri si mescolano a piatti straordinari. Che c’azzecca la «Sarma ai peperoni verdi» con la sconfitta in Coppa dei Campioni nel 1973 contro l’Ajax di Cruyff? Come si riesce a far stare insieme un favoloso 3-0 a casa del Borussia Dortmund (ottavi di Champions, 2015) con il «Currywurts» di patate e carote? Non vi togliamo il piacere della scoperta, per un libro che è insieme un tributo alla squadra del cuore e uno strumento per raccogliere fondi per cause benefiche. Prefazione di Massimo Raffaelli, partecipazione da «guest star» di Pietro Paolo Virdis.
A CENA CON LA VECCHIA SIGNORA, di Vincenzo Felici, Urbone Publishing, 127 pagine, 13 euro