Dai live nei piccoli locali ai palazzetti più importanti d’Italia. I “sogni appesi” di Niccolò Moriconi sono diventati realtà. E la realtà recita di un tour completamente sold out con un finale da “Favola”, il 4 luglio, sul palco dello Stadio Olimpico di Roma. Un palco che hanno calcato tutti i più grandi della musica italiana, una cerchia ristrettissima di cui farà presto parte anche il cantautore di San Basilio. Una soddisfazione enorme per chi ha scelto di chiamarsi Ultimo, ma è già un numero uno. E a dirlo sono proprio numeri, quelli fatti registrare nell’ultimo anno e mezzo tra dischi - ben tre pubblicati dal 2017 a oggi – e biglietti venduti per i suoi tour: oltre 300mila. Numeri che celebrano la grandezza di un cantautore di soli 23 anni, ma che “contano” relativamente per Ultimo perché, a suo dire, «i biglietti venduti non possono che far piacere però per me è un po’ il contrario, nel senso che finché sto sul palco sto bene. È dopo il problema. Fosse per me starei tutto il tempo a suonare».
Nuovo disco, Colpa delle favole, e nuovo tour già sold out in prevendita. Quanto è grande la soddisfazione?
«Immensa. Il terzo disco è sempre quello più particolare ma fortunatamente sta andando tutto per il meglio. Rispetto ai primi due lavori questo è un album più maturo e consapevole».
Riascoltandolo la prima volta cosa ha provato?
«Ho capito di aver fatto un disco più consapevole rispetto a Pianeti che è stato un lavoro più di pancia, istintivo, e Peter Pan che è, invece, più fiabesco. Diciamo che è una via di mezzo rispetto agli altri due. Riascoltarlo e ritrovarmi dentro è forse la soddisfazione più grande».
Nel secondo singolo, Fateme cantà, è presente uno dei suoi mentori Antonello Venditti. Quanto è stato importante lavorare con uno dei più grandi cantautori italiani?
«Tantissimo e mi fa sempre strano anche solo parlarci perché l’ho sempre visto come qualcosa di inarrivabile. Condividere con lui la musica e averlo come amico nella mia vita privata è un traguardo personale prima che lavorativo. La sua amicizia fa stare bene la mia persona».
Che live ha preparato per questo nuovo tour?
«Un concerto molto intimo con diversi elementi acustici. Ma anche dal punto di vista scenografico abbiamo preparato qualcosa di grande. Diciamo che ci sarà da divertirsi».
Salire sul palco sapendo di aver venduto oltre 300mila biglietti mette pressione?
«Vendere tanti biglietti può far solo che piacere, ma i numeri non contano e la pressione finché sono sul palco non la sento. Il problema forse è dopo. Il palco è la mia dimensione».
I numeri non contano per lei, ma vista la velocità con cui sta crescendo la sua popolarità quale potrebbe essere il passo successivo? Un tour di soli stadi o all’estero?
«Stiamo cercando di capire dove andare. Per ora non sono attratto dall’estero anche perché amo l’Italia e sto bene qui dove ho tutto quello di cui ho bisogno. E poi è ancora troppo presto per pensare a un tour all’estero, non credo di essere così maturo».
Sicuramente però quello che è riuscito a ottenere sinora è una sorta di rivincita da parte di Niccolò nei confronti di quel professore che le ripeteva che “la musica non dà da mangiare”?
«Diciamo che è sempre stato un po’ str… con me però credo che ognuno debba fare il suo mestiere e avere un po’ più di clemenza certe volte. Ma capisco anche lui perché non sono stato e non sono una persona facile».
E ha ancora un sogno nel cassetto?
«Un tour negli stadi».