Un film hollywoodiano con delle tematiche molto personali, ma che affronta aspetti inconsueti della celebrità. "La mia vita con John F. Donovan" è il nuovo film di Xavier Dolan, attore, sceneggiatore, scenografo, montatore, costumista e… regista, un autore a tutto tondo, trent’anni e otto film diretti nell’ultimo decennio.
"La mia vita con John F. Donovan" racconta di un’improbabile amicizia, di una storia e di un enigma da risolvere: quello collegato alla vita dell’attore John F. Donovan e al suo rapporto epistolare con un giovanissimo fan. Rupert Turner (Ben Schnetzer) è un giovane attore, decide di raccontare la vera storia di John F. Donovan (Kit Harington), star della televisione americana scomparsa dieci anni prima; l’amicizia tra i due diventa la finestra da cui osservare i turbamenti di una giovane stella del cinema e della televisione, ma anche un romanzo di formazione per il ragazzino.
Il cast è importante: Donovan è interpretato dalla star de Il trono di spade, Kit Harington; al suo fianco Jacob Tremblay e i premi Oscar Natalie Portman, Kathy Bates e Susan Sarandon. È il debutto hollywoodiano di Dolan. Sul grande schermo il regista racconta un piccolo episodio autobiografico, quando lui stesso, bambino, scrisse alla sua stella del cinema favorita, Leonardo DiCaprio.
La mia vita con John F. Donovan scruta dentro angoli della vita delle star in cui non tutti hanno avuto la fortuna di entrare ed è la parte più interessante del film, anche per il background di Harington: lui stesso è stato travolto da imprevista e straordinaria notorietà, ottenuta grazie al ruolo nella saga fantasy di HBO, tanto da esserne travolto: da poco è uscito da una clinica di riabilitazione dove si era ritirato per curarsi dallo stress della conclusione delle vicende de Il Trono di Spade.
Più incerti i momenti personali, in cui forse Dolan si è fatto trascinare dalla sua stessa emozione.
«Tutto nella sceneggiatura è ispirato alle cose a cui ho assistito, che ho sentito raccontare o di cui sono venuto a sapere. E il fatto che io sia un regista e anche un attore mi ha facilitato le cose», racconta Dolan, e precisa che questa storia non è autobiografica.