La coppia “magica” del cinema italiano ritorna e stavolta racconta, a modo suo, “il primo Natale”. Dopo L’ora legale, in cui lo spostamento in avanti degli orologi trasformava la vita politica di un piccolo paese siciliano in un incubo di “legalità” per gli sfortunati protagonisti, ne Il Primo Natale il sacerdote Valentino e il ladro Salvo si ritrovano catapultati all’anno Zero in Palestina, proprio quando Maria stava per dare alla luce Gesù.
Ficarra e Picone interpretano la natività, cercando il lato buffo e assurdo nel salto temporale dei due personaggi. Dimenticate paradossi spazio-temporali alla Ritorno al futuro, a Ficarra e Picone non interessano. Il Primo Natale lancia due messaggi precisi: il recupero del senso profondo del Natale, condivisione di valori, senza corsa consumistica, e l’accoglienza.
Così, se L’Ora Legale era un preciso atto di accusa al malvezzo italico di tentare sempre di svicolare leggi, normative e regolamenti per il proprio tornaconto, nel suo approccio stilistico fortemente fiabesco e incantato, Il Primo Natale ricorda come, nella tradizione, Giuseppe e Maria fossero dei profughi, dei migranti e che per ricordare lo spirito di Gesù basterebbe aprire i propri cuori e forse anche le frontiere.