È un tesissimo thriller politico Il Regno di Rodrigo Sorogoyen, in uscita in Italia il 5 settembre, la pellicola che ha vinto 7 premi Goya 2019. Un gruppo di amici tiene in mano la politica locale di una regione costiera della Spagna. Grazie a una fitta rete di legami e mazzette, controllano gli appalti pubblici; loro vivono un’esistenza tra gli agi: yacht lussuosi e ristoranti esclusivi, frutto di una dilagante corruzione.
Manuel López-Vidal è il vice segretario regionale che tiene in pugno il partito locale, sta per diventare il nuovo Presidente della Regione, proiuettandosi nella dimensione nazionale, arrivare a Madrid, influenzare le sorti della nazione. Ma vede il proprio mondo sgretolarsi a causa di una fuga di notizie che incastra lui e Paco, amico e collega del partito in uno scandalo giudiziario i cui contorni crescono giorno dopo giorno.
Il Regno è un crescendo di tensione e paranoia: dal ristretto punto di vista del protagonista, interpretato da un solido Antonio de la Torre giustamente premiato con il Goya, cadiamo in un gorgo ansiogeno, assistendo ai disperati tentativi dell’uomo di salvare la sua vita privata, ma soprattutto a quelli del politico di proteggere se stesso, anche a costo di trascinare con sé tutto e tutti, amici, colleghi, rivali.
Non ci sono nemici in politica, ma solamente interessi che convergono, quando questi sono solo economici, nell’ottica dell’arricchimento personale, la politica perde ogni senso della comunità. È questa slavina morale che interessa a Sorogoyen, un ambiente che vende tutto e tutti, e non c’è salvezza, perché tutti hanno degli interessi da proteggere.