Ferragni sul cachet e sull'ipotesi della procura
Sull'enorme differenza tra il suo cachet (un milione di euro) e la cifra donata (50mila euro): "Parlare di cachet è improprio, perché quella cifra è il compenso dato alle mie società per i miei diritti di immagine, per la promozione e l’intera operazione. Non si deve far confusione tra la persona fisica Chiara Ferragni, il brand e le aziende. Inoltre, senza l’operazione, la donazione non sarebbe stata fatta. Senza beneficenza le mie società avrebbero incassato di più?Probabilmente, un pochino sì. Ma l’importante era fare la donazione". Poi sull'ipotesi della procura, che parla di un disegno criminoso non solo con Balocco, ma anche con le uova pasquali di Dolci Preziosi e la bambola Trudi. "Queste operazioni rappresentavano una percentuale esigua del nostro fatturato. Non comprendo come si possa dire che ci sia stato un disegno criminoso: perché, se così fosse, la maggior parte del fatturato dovrebbe dipendere da queste attività. E poi, sembra che io sia conosciuta per la beneficenza, ma ho fatto tantissime attività. Per fortuna con il nuovo Ddl beneficenza, o Ddl Ferragni (ride, ndr), tutto sarà molto più chiaro. Se ci fosse stato prima, avremmo scritto sul cartiglio “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale Regina Margherita con una donazione di 50 mila euro fatta da Balocco”. Nessuno avrebbe potuto dire niente e ci faceva onore comunque. Se c’è un effetto positivo di questa vicenda, è che ora abbiamo un Ddl beneficenza".
Ferragni: "Si è parlato di me come una criminale"
"È stata dura. Per due mesi si è parlato di me come se fossi una criminale e incarnassi ogni male di questo Paese. Quando è scoppiato il caso, gli hater non hanno attaccato Balocco perché dicevano che ci sono gli operai e le famiglie, ma anche per le mie società lavorano 50 famiglie. Sono abituata a essere un personaggio divisivo, ad avere persone che mi supportano, ma anche hater. Fa parte del gioco, ma cercare ogni giorno una notizia negativa, anche falsa, per volere la mia disfatta, è stato eccessivo da sopportare anche per me. Poi ho l’impressione che faccia fare più clic dare enfasi a qualche hater piuttosto che alla maggioranza silenziosa che magari la pensa in altro modo. Il mio nome su Google? L'ho cercato. L’ho sempre fatto e, adesso, lo faccio con maggiore frequenza e, quando escono nuove fake news, è molto difficile non rispondere subito. Cerco il mio nome perché vorrei il controllo su tutto e per avere il polso di quello che si dice su di me, anche se poi mi deprimo di più e mi sento meno forte di prima".