E per fortuna che Hamilton c’è... non tanto per le sue prestazioni sul campo, dove il giovane Russell a parità di macchina, gli gira regolarmente attorno, ma perché la sua straordinaria carriera rappresenta uno scudo capace di proteggere, almeno per un anno, una Ferrari ancora lontana da poter trasformare il “cavallino” in un purosangue. Qualunque siano i risultati sarà facile spostare le aspettative al 2025 quando finalmente il “super campione” scenderà dalla “stella” per salire sul “cavallino”.
Perché gli obiettivi di Maranello non possono essere quelli di un terzo e quarto posto nel Gp del Bahrain. Perché quello che conta sono i distacchi. I trenta secondi e più che hanno accolto all’arrivo le due “rosse” sono più che sufficienti per relegarle in quella riserva dove anche i protagonisti sono condannati al ruolo di spettatori. Un “tritatutto” capace allo stesso tempo di polverizzare aspettative e di crearne di nuove. «Non si uccidono così anche i cavalli», eppure la gara di Charles Leclerc ha il sapore di una rivalsa verso un team che sembra avergli chiesto il massimo senza avergli dato il minimo. Con quell’Hamilton che gli strizza l’occhio.
La risposta di Sainz
Al contrario Carlos Sainz al suo ultimo anno in Ferrari, è libero come un fringuello. Con le spalle coperte da un padre da sempre legato ad una Audi che lo ha già nel mirino. Il risultato sono due piloti in qualche modo “sganciati” dal team, pronti a giocarsi il loro futuro, indipendentemente da quello della squadra.
E allora “per fortuna che Hamilton c’è” perché la sua presenza consente di rinviare ogni dubbio e ogni insuccesso all’anno che verrà quando, ancora una volta, ci sarà la soluzione finale. Per adesso accontentiamoci di una prima guida in crisi di nervi e i suoi rapporti col muretto lo confermano e una seconda pronta alla vendetta.