F1 e FIA nel caos: il retroscena sulla spy story di Wolff e sua moglie Stoddart

Dalle scuderie nota contro Ben Sulayem: si dimetterà? Esplode lo scontro tra i team e la FIA
Fulvio Solms
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Le scaramucce in atto da tempo tra la Federazione Internazionale dell’Auto e la Formula 1 sono da ieri guerra aperta, formalizzata da un comunicato identico emesso simultaneamente da tutti e dieci i team. La situazione era precipitata con la notizia data dalla rivista Business F1 di un’inchiesta aperta dalla FIA nei confronti di Toto Wolff e della moglie Susie Stoddart per conflitto di interessi. La coppia ha responsabilità importanti nel motorsport, con Wolff team principal e azionista del team Mercedes, e la moglie a.d. della serie femminile F1 Academy, che non è affiliata alla FIA ma dipende dalla FOM, società di Liberty Media. La Federazione (ieri riunita a Baku per il Consiglio Mondiale), senza mai citare Wolff, aveva emesso martedì questa nota: «La FIA è a conoscenza delle speculazioni dei media in merito all’accusa di informazioni di natura riservata condivise tra un team principal di Formula 1 e un membro della Formula One Management. Il Dipartimento di conformità FIA sta esaminando la questione». In pratica la FIA sospetta che, grazie al rapporto tra coniugi, siano circolate informazioni riservate tra Wolff (leggi Mercedes) e FOM (Liberty). Ieri Christian Horner ha smentito di essere il mandante dell’indagine. Poi sui social le dieci squadre hanno preso le difese della Stoddart con un comunicato concordato: «Possiamo confermare di non aver presentato alcuna denuncia alla FIA in merito all’accusa di informazioni riservate passate tra un team principal di F.1 e un membro dello staff della FOM. Siamo lieti e orgogliosi di supportare F1 Academy e il suo amministratore delegato attraverso il nostro impegno a sponsorizzare un concorrente con le nostre livree dalla prossima stagione».

Ben Sulayem all'angolo

Ora il presidente Mohammed Ben Sulayem ha contro Liberty e squadre, che alleati nel board della Formula 1 contano il doppio dei voti FIA (30 in tutto: 10 spettano a FIA, 10 a Liberty e uno a ciascun team). Ben Sulayem a questo punto è in un angolo, isolato e nelle condizioni di dimettersi, dopo una stagione in cui non si sono contate le uscite stonate di marca federale: le sanzioni elevate a un milione di euro, la dichiarazione unilaterale per l’ingresso di uno o due nuovi team nel Mondiale (contraddetta da Liberty e le squadre, a torto o a ragione), la punizione a Sainz e Ferrari dopo i danni subiti sul tombino di Las Vegas, l’ammonizione a Wolff e Fred Vasseur per turpiloquio nel commentare quel fatto, la penalità a Perez ad Abu Dhabi (questi ultimi episodi hanno finito per favorire Mercedes su Ferrari nella corsa al secondo posto tra i costruttori). Ma su tutte, a inizio stagione, l’interferenza di Ben Sulayem sulla manifestazione d’interesse del fondo saudita PIF (Public Investment Fund) sulla Formula 1 per venti miliardi di dollari, cui Liberty aveva risposto con un felpato rifiuto. Ben Sulayem aveva fatto capire che l’offerta fosse spropositata, commettendo una grave invasione di campo. Da escludere peraltro una scissione tra Formula 1 e FIA: Liberty ha i soldi, la FIA i diritti del campionato con quel nome e separarsi sarebbe economicamente sanguinoso per tutti.


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