Come sarebbe bello se la Ferrari fosse sempre la Ferrari. Come sarebbe bello se la Ferrari fosse sempre quella vista a Monza. Con Carlos Sainz e Charles Leclerc, impegnati in un duello che ha fatto carta straccia di quelle strategie che trasformano la pista in un laboratorio e i piloti in cavie ubbidienti. Ha vinto la Red Bull, con Max Verstappen, naturalmente. Ma per una volta il pilota olandese ha perso uno spettacolo che si è affrettato a ricomporre all’arrivo. Quando nella saletta che precede la premiazione, si è tuffato nelle immagini di una televisione dipinta di rosso. Come sarebbe bello se la Ferrari fosse se stessa. Quella capace di trasformare centinaia di migliaia di spettatori, individui con caratteri e interessi diversi, in una massa omogenea, capace di unirsi per trasformarsi in un “motore” di successo. Una “spinta” grazie alla quale le “rosse” non hanno arretrato neppure di fronte a quella “roulette russa”che sembrava attenderla a Monza.
Cosa cambia dopo il GP di Monza
Con un terzo e quarto posto che vanno ben oltre i punteggi in classifica che pure la collocano al secondo posto tra i costruttori, per aprire nuovi orizzonti. Come sarebbe bello se, dopo Monza, la Ferrari potesse ricomporre una squadra che un eccesso di individualità ha frammentato in interessi meramente personali. E come è stato bello vedere due piloti di alto livello e diversi obiettivi, lottare tra loro senza che dai box partissero ordini per trasformare un duello, imprevedibile fino all’ultimo minuto, in un ordinato trenino. Monza non è stata solo una gara, un episodio destinato a svanire alla prossima tappa ma piuttosto lo strumento capace di ricomporre una storia che vale più di 1000 gallerie del vento. Come sarebbe bello se il sorriso degli uomini della Ferrari potesse diventare una sorta di marchio di fabbrica da affiancare a quel “cavallino” che per fortuna è rampante da sempre.