La strategia di Camilleri per rilanciare la Ferrari

Alla vigilia di Monza e con la Scuderia in affanno, l’amministratore delegato dà una scossa: "A volte la Rossa trattata con brutalità. Basta con le uscite, ora i migliori resteranno. Mi fido di Binotto"
La strategia di Camilleri per rilanciare la Ferrari© ANSA
Fulvio Solms
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Molti errori si sono affastellati negli anni, fino a precipitare la Ferrari in uno stato che non merita. In qualsiasi altra circostanza il Gran Premio d’Italia sarebbe stato una festa, nonché un’occasione per puntare in alto: quest’anno invece bisognerà sopportare qualcosa che tutti, dal presidente all’ultimo descamisado avvolto nella bandiera, avrebbero voluto evitare. Se n’è avuta conferma ieri nelle prime prove libere in cui le Rosse, lente e con seri problemi di guidabilità, sono rimaste quasi a un secondo e mezzo dalle Mercedes. Lewis Hamilton invece, incurante dell’ora della verità attesa per oggi con il divieto alle mappature da qualifica, ha martellato come sempre.

Ferrari, cosa deve cambiare in futuro

Certo se qualche squadra, in particolare Ferrari e Red Bull, si aspetta di veder faticare le Frecce nere come se l’arma letale fosse spuntata, per poter concludere che i tedeschi giocavano sporco con le mappature, diciamo che la giornata di ieri non è stata incoraggiante. Tra domani e la gara successiva del Mugello, il GP1000 della storia ferrarista, Leclerc e Vettel dovranno essere opportunisti, scaltri e se del caso anche cinici, per poter stare a galla. E siccome non è a questo che Maranello ambisce, dopo un lungo silenzio ieri la dirigenza s’è fatta sentire per bocca dell’amministratore delegato Louis Carey Camilleri, loquace con il New York Times. Camilleri non ha sminuito la gravità del momento: «Sì, siamo in grande difficoltà, però ho totale fiducia in Mattia Binotto e nel team. I risultati non stanno arrivando, ma per certe cose serve tempo. Purtroppo in passato c’è stata troppa pressione e tanta gente è stata lasciata andare. C’era una sorta di squadra con le porte girevoli: sto mettendo fine a questa situazione».

Brutalità nei confronti della Ferrari

«Ciò di cui ha bisogno la Ferrari sono stabilità e concentrazione – ha anche osservato Camilleri – Se guardiamo al periodo di vittorie della Red Bull, a quello attuale della Mercedes, va detto che una delle chiavi è stata il talento ma è servita soprattutto la stabilità. Francamente, sotto questo aspetto siamo stati carenti. Se guardiamo al passato, a calibri come Jean Todt, Michael Schumacher e Ross Brawn (non citato il prezioso disegnatore Rory Byrne, che come consulente è ancora in Ferrari, ndr), tutti hanno impiegato sei anni prima di iniziare a vincere e mettere a frutto il talento di un team eccezionale. Per questo voglio che ci sia stabilità, sebbene la Ferrari sia sottoposta a una pressione incredibile, specialmente dai media italiani, a volte brutali. Loro invocano licenziamenti, ma non è questa la soluzione. Ciò, però, non significa che non pensiamo di inserire nuove risorse nel team». Va purtroppo osservato che la brutalità è stata della Ferrari nell’emarginare uomini anche di grande valore, poi finiti a rafforzare la Mercedes e che i media italiani più che licenziamenti hanno invitato al contrario: ad assumere, ciò che oggi Camilleri s’impegna a fare. Il manager ha anche parlato di un possibile interessamento della Ferrari a Indycar ed endurance (WEC): «Stiamo studiando la IndyCar. Dipende dalla flessibilità del prossimo regolamento: cercano di fare un contenimento dei costi per il futuro. Non è invece molto rilevante per noi la Formula E: troppe cose nel campionato elettrico sono standard, e noi vogliamo distinguerci».


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