Giffoni 54, in collegamento Gianlorenzo Blengini con gli Sport Ambassador

In collegamento con l'Antica Ramiera di Giffoni, per rispondere alle domande degli Sport Ambassador, Gianlorenzo Blengini: allenatore di pallavolo ed ex ct della Nazionale italiana.
Giffoni 54, in collegamento Gianlorenzo Blengini con gli Sport Ambassador
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L'ex ct della Nazionale italiana di pallavolo, Gianlorenzo Blengini, si collega con Giffoni per rispondere alle domande degli Sport Ambassador. 

"Chicco" Blengini risponde alle domande dei Giffoners

"Il mio soprannome me lo ha dato mia sorella, mi chiamava così. Abbiamo iniziato a frequentare gli stessi ambienti, tra cui la pallavolo, e continuo ad usare questo nomignolo perché mi lega profondamente a lei. Solo mio padre mi chiamava col nome completo, ed era solo quando era arrabbiato".

Innanzitutto, qualche parola sul primo approccio con la pallavolo: "Mi sono appassionato giocando. Sognavo di diventare un calciatore, ma solo uno su un milione ha la possibilità di diventare un grande in quell'ambito. A scuola mi sono avvicinato alla pallavolo, e così nasce tutto. Sono sempre stato attratto dallo sport in generale, e poi è diventata la mia vita. Se non fossi diventato allenatore, avrei comunque scelto un'altra occupazione nel mondo dello sport". 

Poi, qualche bel consiglio di vita per i nostri ragazzi: "Lo sport in Italia non ti permette di avere pause, il farcela è un qualcosa di quotidiano. Credo che da qualsiasi esperienza ci si porti qualcosa. Io ho fatto tutti i campionati, o da assistente o da capo allenatore, di tutte le categorie: quando si parla di gavetta, io ne sono l'esempio perfetto. Ci sono tanti modi per avere successo, quello che ha funzionato per me è stato il saper interpretare bene questo ambito dello sport. Anche le esperienze negative mi hanno aiutato, certo. È questo che costruisce il nostro bagaglio di vita". 

Ed ecco che iniziano le domande: "Il segreto per essere un buon tecnico? Io penso che la vera ricetta sia non cercare la ricetta. Non bisogna avere in testa l'idea che c'è un modo per fare o non fare una cosa più o meno bene . Ci sono le giornate storte, ci sono i problemi personali. Essendo persone, ed essendo le persone in movimento, secondo me l'idea è quella di essere il più bravi possibile a capire come migliorare ed elaborare proposte, non soluzioni. È presuntuoso dire che una cosa si fa così e basta, non è così immediato". 

Qualche parola anche sulla gestione della propria salute e del proprio fisico: "Questo è un grande tema, sorpattutto per lo sport di alto livello. Tutti gli sport sono così complessi, il tema principale non è più la performance ma la salute. Il focus diventa di natura medica. Ho tanti amici nel calcio, ma non solo. Affrontiamo spesso il grande tema della prevenzione. Questo ci permette di evitare almeno la grande quantità di infortuni a causa di esagerazione del carico in allenamento. Nella pallavolo avevamo una grandissima quantità di infortuni a livello delle spalle. Ora siamo tutti più preparati e sappiamo come strutturare il comparto. Progressivamente ci vengono sottoposti anche altri temi. Spesso si ricade su un piede solo e abbiamo problemi progressivi alle anche, ma stiamo cercando di evitare tutto ciò. Bisogna solo lavorare per migliorare la percentuale di possibilità che ciò non succeda, perché quello che succede in gara è inevitabile". 


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