Jack Sintini, campione di tutto: la sua grande storia a Giffoni Sport

Continua la giornata di sabato 20 luglio con la grande storia di Giacomo "Jack" Sintini, palleggiatore di volley, che incontra gli Sport Ambassador all'Antica Ramiera di Giffoni
Jack Sintini, campione di tutto: la sua grande storia a Giffoni Sport
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Sabato 20 luglio gli Sport Ambassador, all'Antica Ramiera di Giffoni, sono pronti ad incontrare Giacomo "Jack" Sintini, palleggiatore di volley, e ad ascoltare la sua grande storia. 

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Jack, prima di parlare della sua storia, ha voluto spendere due parole sulla sua carriera: "Le squdre a cui ero più affezionato erano Perugia, dove ho conosciuto mia moglie e dove abbiamo creato la nostra famiglia, oltre che la città dove mi sono curato e sono guarito; poi la Lube, dove sono stato cercato per vincere. Il mio ricordo più fresco è invece per Trento, che ha creduto in me. Vincere lì è stato meraviglioso. Riguardare i video dei momenti belli mi fa commuovere, alle volte sono incredulo nel vedere cosa sono stato capace di fare. Per quanto riguarda i momenti brutti, spesso provo le stesse sensazioni che ho provato in quel preciso istante. In generale io provo gratitudine, forte gratitudine per aver fatto il professionista sportivo per tanti anni: ho conosciuto persone, condiviso momenti e imparato tanto. Sono venuto anche a Giffoni, tra le altre cose! Tutto ciò che ho imparato me lo porto dietro, anche tutt'oggi che lavoro in una multinazionale". 

Poi, arriva il momento di parlare della malattia: "Durante tutto il periodo della mia malattia, ho avuto paura di non sopravvivere e di non farcela. Quando facevo le cure il mio obiettivo era solo sopravvivere. C'erano momenti in cui mi interessava realtivamente cosa avrei fatto dopo, ma nel mio retro-pensiero c'era comunque la pallavolo. Allora ho pensato che, se ce l'avessi fatta, ci avrei riprovato. Io sono stato aiutato tanto dalla scienza, se mi fossi ammalato vent'anni prima non ce l'avrei fatta. Ho mantenuto un corretto stile di vita e sono riuscito a superarla, ma sono stato anche fortunato. Le cure sono lunghe e difficili, mantenere la forza mentale è necessario. Veder crescere mia figlia e passare il tempo con mia moglie mi ha dato la motivazione giusta. Tutto ciò mi ha aiutato a restare attaccato alla vita. Quando ci succede qualcosa di brutto siamo abituati ad agire come vittime. Ma lo sport mi ha insegnato che i momenti negativi purtroppo ci sono e che non si possono affrontare le cose da solo. In quel periodo mi sono arrivati messaggi da chi non mi aspettavo, e non mi sono arrivati da persone da cui invece me lo aspettavo". 

Arriva anche una domanda proprio dalla figlia Carolina, presente in sala ad ascoltare il papà parlare della sua storia: "Ci sono stati dei momenti in cui avrei voluto mollare tutto, anche prima della malattia, soprattutto a causa del giudizio delle persone. C'è sempre qualcuno che crede in te, ma ce ne sono tantissime che non credono in te. Queste persone, più o meno consapevolmente, ti fanno del male e provano a minare i tuoi sogni. Alle volte ti chiedi cosa stai facendo, che senso ha tutto, piangi nel letto. Ma il mio amore per la pallavolo era più forte di tutto questo". 

Infine, sul futuro: "C'è sicuramente tanto impegno, voglio viaggiare e voglio vedere la mia famiglia che continua a crescere. In più andrò nello studio di Sky Sport 24 per commentare diversi momenti delle giornate olimpiche".


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