ROMA - Un sobborgo californiano a fine anni '50, nel quale si intrecciano l'implosione di una famiglia apparentemente serena tra delitti, amori segreti e sogni di una nuova vita con la violenta reazione del vicinato bianco, all'arrivo nel quartiere di una famiglia di colore, è il vaso di Pandora di Suburbicon, noir/black comedy di George Clooney, che dopo il debutto alla Mostra del Cinema di Venezia, arriva in sala il 6 dicembre con 01. Insieme a un cast che comprende Matt Damon, Julianne Moore (in un doppio ruolo) e Oscar Isaac, l'attore - regista porta sullo schermo, arricchendola con tematiche sempre più attuali nell'America di Trump, una sceneggiatura scritta dai fratelli Coen nel 1999.
Il progetto sulla carta sembrava un possibile contendente forte agli Oscar ma si è scontrato con l'accoglienza in gran parte dubbiosa o negativa della critica Usa e un'uscita in patria nel pieno dello scandalo Weinstein, che ha fatalmente polarizzato l'attenzione dei giornalisti nelle interviste per il film, visti i legami di Clooney e Damon con il produttore. Neanche il pubblico americano ha aiutato, con incassi che negli Stati uniti si sono fermati a cinque milioni di dollari.
Eppure Clooney e il cosceneggiatore/coproduttore Grant Heslow hanno creduto fortemente nel progetto: "Ci è sembrato il momento per un film arrabbiato - aveva spiegato l'attore - regista a Venezia - Oggi c'è una nuvola nera sull'America. Tutti nel Paese sono arrabbiati al massimo, per come il Paese sta andando. Mentre giravamo il film sentivo in televisione discorsi elettorali che parlavano di muri da alzare e di come rendere forti e grandi gli States, proprio come faceva Eisenhower. Queste problematiche purtroppo non sono mai morte negli Usa".
Nel film, le tranquille giornate delle famiglie bianche in casette con giardino nel finto paradiso di Suburbicon, sono turbate prima dall'arrivo degli afroamericani Meyers, accolti con insulti razzisti e manifestazioni violente davanti alla loro abitazione giorno e notte (Clooney e Heslow hanno preso spunto da fatti accaduti realmente a una famiglia nera a Levittown negli anni '50), poi da un delitto. Quello che avviene in casa dei Lodge, dove una notte due balordi, durante quella che sembra una rapina, uccidono, all'apparenza per errore, Rose (Julianne Moore), moglie paralizzata di Gardner (Matt Damon) e madre del piccolo Nicky (Noah Jupe).
Da quel momento la famiglia, di cui fa parte anche Margaret (sempre Julianne Moore) sorella gemella di Rose, si ritrova al centro di una spirale di tragicomici crimini assortiti sempre più efferati (in pieno stile Coen). "Sono cresciuto durante gli anni dei diritti civili, ma il nostro vero peccato originale è la schiavitù - ha detto Clooney -. Ora continuiamo a guardare nella direzione sbagliata, diamo la colpa alle minoranze, ma queste non hanno nulla a che fare con i nostri problemi. Non a caso, non ho messo al centro di Suburbicon questa famiglia bianca e folle, per far capire che allora, come oggi, si è guardato nella direzione sbagliata". Anche per Matt Damon nel film "si parla del privilegio dei bianchi. Il mio personaggio, ad esempio, attraversa senza troppa paura il quartiere in bicicletta pur essendo pieno di sangue. Non ha paura, perchè sa che se lo dovessero fermare la colpa sarebbe sempre e comunque dei neri. Queste dinamiche negli Usa purtroppo non scompariranno mai".
Un pò più ottimista Julianne Moore: "Se la nuova generazione americana sarà migliore di quella presente dipenderà solo da noi. Io come cittadina sento che bisogna essere attivi in questo senso".