Luc Besson, regista culto de Il Quinto Elemento, è arrivato a Roma per presentare Valerian e la città dei mille Pianeti, sul ultimi film di fantascienza in 3D con protagonisti Cara Delevingne e Dane DeHaan.
Come ogni film di genere, anche Valerian si serve del racconto particolare per sollevare temi importanti, in questo caso addirittura fondamentali per la storia dell'uomo: “Il vero argomento del film è la storia delle etnie che sono state sterminate in nome dell’economia, o del progresso, pensiamo ai nativi americani, alle popolazioni dell’America del sud, agli ebrei naturalmente. Ho notato che con i miei figli, quando parlo di ciò che è accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale, non ottengo la loro attenzione perché hanno l’impressione di essere a scuola e si annoiano. Una volta però mio figlio, a proposito di Valerian, mi ha detto ‘è orribile, hanno sterminato sei milioni di persone dello stesso popolo’. E io ho colto l’occasione per raccontare di ciò che è accaduto nella Storia. Sono riuscito a intervenire così e ho provato a educarlo. Diciamo che mi tocca fare dei film da 180 milioni per educare i miei figli.”
La tecnologia, fondamentale nel film, permette di visualizzare qualsiasi cosa nel film. C’è qualcosa che non è riuscito a realizzare?
“La tecnologia se utilizzata bene libera. Oggi il limite è imposto dall'immaginazione e per fortuna a me non manca. Ed è quello che rimprovero ai film di fantascienza degli ultimi anni in America. C’è sempre un cattivo che è un alieno, c’è sempre un supereroe. Vanno tutti dallo stesso fornitore di calzamaglia. Economicamente funzionano benissimo ma io dopo 25 minuti ne ho abbastanza.”
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