Abbiamo perso la prima partita e anche il primo posto nel girone della Nations League. Stavamo volando e la Francia ci ha riportato sulla terra. Si tratta di un atterraggio non troppo morbido, dopo il trauma dell’Europeo ci eravamo ripresi da protagonisti e ci stavamo abituando a mangiare caviale ogni partita. Stavolta, pane secco, anche se a tratti (non molti per la verità) qualcosa di buono si è visto anche sul fronte azzurro. Ma i Bleus sono i vice campioni del mondo e hanno deciso di dimostrarlo proprio nell’ultima partita del girone e contro la squadra-rivelazione di questa Nations. Il nostro cammino deve comunque proseguire. La sconfitta con la Francia è un intoppo, ma non una maledizione, ci può perfino servire perché ci spinge a pensare, a rivedere qualcosa, a correggere qualche dettaglio. Chiudiamo il girone con un bilancio positivo, dobbiamo evitare che questa sconfitta, ampiamente meritata soprattutto per colpe degli azzurri, possa intaccare la convinzione e l’autostima che avevamo raggiunto prima di ritrovare la Francia. Abbiamo preso il primo gol per la solita malsana passione della costruzione dal basso a tutti i costi. Prima abbiamo perso palla perché Buongiorno l’ha passata a Frattesi con Rabiot addosso, l’abbiamo messa in fallo laterale vicino alla bandierina, poi in angolo e da lì è arrivato il primo gol di Rabiot.
Questa invece è un’abitudine malsana: le ultime sei reti (tre quelle della Francia) le abbiamo subite tutte da palla inattiva. Abbiamo avuto più di una difficoltà, abbiamo stentato a costruire il nostro gioco. Sul piano fisico erano superiori loro per natura, sul piano tecnico siamo stati inferiori noi perché abbiamo avvertito una pressione esagerata, soprattutto dopo il primo gol preso al secondo minuto. Troppi passaggi fuori misura e troppe scelte sbagliate, tanto da far urlare a Spalletti dopo un quarto d’ora: «Non sbagliamole tutte». Nel primo tempo abbiamo sofferto la pressione dei tre attaccanti francesi, Kolo Muani, Nkunku e Thuram, uscivamo con troppa fatica dalla nostra metà campo. La Francia ci ha impedito i cambi campo e ha emarginato Retegui, anzi, lo ha proprio escluso dalla gara. Ecco cosa è mancato totalmente: l’attacco, qualcosina in meglio si è visto solo nel finale con Kean. Potevano palleggiare soltanto i tre difensori insieme a Locatelli che si abbassava per tentare di dare il via alla manovra. In mezzo a queste difficoltà, anche sotto di due gol, l’Italia ha mostrato lo spirito di questa Nations League, unico segnale incoraggiante di questi ultimi 90 minuti.
Pur sbagliando tanto, senza la lucidità delle altre gare, in certi momenti si è battuta con forza, spesso rimbalzando su una difesa di colossi come i francesi. Tuttavia nella sua unica bella azione ha segnato con Cambiaso su assist di Dimarco. Da un esterno all’altro, l’idea è questa, ma si è vista solo una volta. Nel secondo tempo l’Italia è rimasta squadra, soffriva ma non si smarriva. Non era però sufficiente per rimettersi alla pari della Francia. Quando, sul 2-1, abbiamo preso più iniziativa siamo stati infilati ancora su un altro calcio piazzato, con la doppietta di testa di Rabiot. Giusto così, meritava la Francia. Noi ora dobbiamo solo preoccuparci di recuperare subito quello che avevamo trovato nelle partite precedenti, il gioco, la serenità, la convinzione. Bisogna ricordarsi di questa sconfitta ma anche di un altro 3-1, quello della vittoria dell’Italia a Parigi.