Patson Daka è stato scoperto dai dirigenti del Salisburgo grazie a un software: la vita gli è stata cambiata da un computer. Potere di una startup che si occupa di scouting e di un mercato che si fa ormai anche seguendo gli algoritmi. Dallo Zambia all’Austria, dai mille metri di altitudine di Kafue al club finanziato dalla Red Bull. Dal mito di Kalusha Bwalya, l’idolo di chi ama il calcio alle sue latitudini (una tripletta all'Italia alle Olimpiadi del 1988 a Seul), all’eredità di Haaland. Aveva diciotto anni quando è entrato nei radar del Salisburgo e si è trasferito nella città di Mozart, vivendo nel convitto del centro sportivo. Era solo un nome e un cognome, frutto di una somma di parametri. Ora è un centravanti da venti milioni di euro: questo il prezzo fissato dai manager della Red Bull. Già, perché sta maturando l'idea di una nuova plusvalenza d’oro dopo quelle legate a Erling Haaland, Sadio Mané, Naby Keïta e Takumi Minamino.
IL MILAN E LA ROMA - Ha segnato 51 gol negli ultimi due campionati austriaci: 24 nel 2019-20 e 27 nella stagione che si è appena conclusa con l’ottavo titolo consecutivo del Salisburgo. Daka piace al Milan, viene seguito da Maldini e Massara. Ma anche la Roma si è informata sull’attaccante, che ha ventidue anni e un contratto fino al 2024. Mourinho cerca Belotti, ma in caso di conferma di Dzeko potrebbe concentrare l’attenzione su un talento come lo zambiano, un metro e 85, destro naturale, nato il 9 ottobre del 1998 e promosso dal franco-maliano Frederic Kanouté, l’ex punta del Siviglia che ora collabora con l’area sportiva della Red Bull.
LA CARRIERA - Ha cominciato a giocare nella scuola calcio del Nchanga Rangers, in attesa di proseguire il percorso nel Kafue Celtic e nel Power Dynamos. Nel 2016 è arrivato in Austria e ha aiutato i baby del Salisburgo a conquistare la Youth League, la Champions under 20. Nel gennaio del 2017 è stato girato al Liefering, controllato dalla Red Bulls come il Lipsia in Germania e il Bragantino in Brasile. Diciotto mesi in prestito, ventisette partite, sei gol e sette assist nella serie B austriaca. Nel 2019 è tornato al Salisburgo, dove ha lavorato con due allenatori - il tedesco Marco Rose e l’americano Jesse Marsch - che hanno creato le basi per il suo inserimento, facendolo crescere alle spalle di Haaland e scegliendolo poi come successore del norvegese.
I NUMERI - Un software lo ha portato in Austria, ma Patson Daka si era già distinto nel 2012 - quando aveva quattordici anni - durante un provino organizzato dall’associazione panafricana Airtel Rising Stars. E’ diventato un grande affare per il Salisburgo: 68 gol e 27 assist tra coppe e campionato. Il ct Milutin Sredojevi? lo ha promosso titolare in nazionale e Daka ha risposto con due doppiette nelle ultime sfide con l’Algeria e lo Zimbabwe.
LA DEDICA - E’ gestito dagli agenti di una società di intermediazione che si chiama “12 Managment”. Evita i paragoni con Haaland: “Voglio solo diventare la migliore espressione di me stesso”, ripete spesso nelle interviste. Ha un motivo in più per imporsi nel calcio dei campioni. Era il sogno del suo papà Nathtali, morto prima che potesse ammirare Patson in Europa. “Ovunque si trovi lassù, voglio che sia orgoglioso di me”. A Salisburgo è stato raggiunto da un altro talento che proviene dallo Zambia e dal Kafue Celtic: è Enock Mwepu, classe 1998, centrocampista di fascia destra, cinque gol nell’ultimo campionato.