ROMA - C’è un grande equilibrio in vetta, dopo 204 partite e 462 gol, che regala ancora più fascino e bellezza alla Superliga. Sei mesi non sono serviti a delineare le gerarchie. Undici club nello spazio di sette punti, tra sorpassi e frenate, vittorie sorprendenti (come il 6-1 in trasferta del River Plate ai campioni in carica del Racing di Avellaneda) e colpi di scena (come i cinque successivi consecutivi dell’Atletico Tucuman). Un quadro così disordinato e confuso da rendere emozionante la corsa al titolo in Argentina, mai così incerta. Mancano sei giornate di campionato e settantadue gare. I tifosi si divertono e trattengono il fiato, in attesa di scoprire chi diventerà campione. La classifica è un rebus: River Plate 33, Boca e Argentinos Juniors 30, Rosario Central, Velez e Lanus 29, Arsenal di Sarandì 28, Racing di Avellaneda e San Lorenzo 27, Newell’s Old Boys e Atletico Tucuman 26.
IL CALENDARIO - Una maratona spettacolare che terminerà il 6 marzo. I capocannonieri del torneo, con dieci gol, sono il colombiano Rafael Santos Borré del River Plate e Silvio Romero dell’Indipendiente, mentre Mariano Bittolo del Newell’s Old Boys è il giocatore che ha firmato più assist (sei). Uno sprint che vedrà impegnato anche Hernan Crespo, appena ingaggiato dal Defensa y Justicia (arrivato secondo l’anno scorso) al posto di Marcelo Soso, dopo l’esperienza nel Banfield.
L’ATTESA - Marcelo Gallardo, il tecnico del River Plate, ha conquistato due Coppe Libertadores con i “Los Millonarios”, ma l’unico campionato l’ha vinto in Uruguay, all’inizio della sua carriera, sulla panchina del Nacional di Montevideo. Ha tre punti di vantaggio, però questo finale di stagione si sta rivelando così bollente da non ammettere calcoli. La garanzia del River nasce in attacco, grazie all’intesa tra Rafael Santos Borré, 24 anni, e Matias Suarez (classe 1988), in passato all’Anderlecht e decisivo domenica scorsa, quando ha segnato il gol della vittoria sul campo del Godoy Cruz (0-1).
FRANCESCOLI - Un squadra che può contare sul peso specifico e sull’esperienza del mediano-regista Enzo Perez (1986), ex Benfica e Valencia, e del portiere Franco Armani (1986), ma anche sulla fantasia dell’uruguaiano Diego Nicolas De La Cruz, 22 anni, 4 gol nella Superliga, scoperto dal direttore sportivo Enzo Francescoli in Uruguay nel Liverpool di Montevideo. Ma la grande novità riguarda la difesa, rimodellata con una linea a tre, negli ultimi due impegni vinti con l’Independiente (2-1) e il Godoy Cruz (1-0). Tra il cileno Paulo Cesar Diaz Huincales (1994) e il mancino Lucas Martinez Quarta (1996, cresciuto nel vivaio) si muove il paraguaiano Robert Rojas, 23 anni, arrivato da Asuncion, dal Guaranì, alla metà di gennaio del 2019.
25 MILIONI - Rojas rappresenta l’anello più robusto del reparto. E’ un destro naturale, è nato il 30 aprile del 1996 a Concepcion e ha trascorso l’infanzia a Peguahomi. Il suo cartellino è costato - tra prestito e riscatto - due milioni e mezzo di dollari pagati in tre rate. E’ un centrale rapido, forte nel gioco aereo (nonostante sia alto un metro e 76) e in fase di anticipo, un po’ ruvido in marcatura, soprannominato “el sicario” dai compagni del Guaranì e segnalato al River da Ricardo Zarate, fratello di Mauro, ex Lazio e Inter, ora al Boca Juniors. Maglia numero 2, un contratto fino al 2023 e il sogno di sbarcare presto in Europa, anche se il River ha inserito nell’accordo una clausola da 25 milioni.
LA FATTORIA - E’ abituato a sopportare rinunce e sacrifici. Trascorre le vacanze nella fattoria della sua famiglia a Conception, dove si coltiva la manioca: Telefuturo, canale paraguaiano, gli ha dedicato un servizio mentre aiuta lo zio e i parenti nei campi. Lo descrivono come un ragazzo impegnato nel sociale. E’ un punto di riferimento anche in nazionale, è stato il ct Francisco Arce a farlo debuttare il 5 settembre del 2019 contro il Giappone. Nel Guaranì era allenato dall’argentino Juan Manuel Asconzabal, che lo utilizzava a volte nel ruolo di terzino destro. Il Paraguay ha regalato spesso buoni difensori: da Carlos Gamarra (tre anni all’Inter) a Celso Ayala (ex River Plate) e Paulo Da Silva.