ROMA - In Serbia ha ricoperto anche l’incarico di ministro dello sport: ha una laurea in ingegneria, Svetozar Mijailovic, che ha ridisegnato la Stella Rossa con grande sapienza, senza uscire dalla traiettoria di una gestione finanziaria sempre in equilibrio. L’ha riportata in Champions League dopo ventisette anni e negli ultimi quattro campionati ha regalato al popolo del Marakana tre titoli: un cerchio quasi perfetto, considerando che la Crvena Zvezda si è appena portata a casa il secondo scudetto di fila, sempre con Vladan Milojevic in panchina, un tecnico giovane (47 anni), uscito dal limbo dell’anonimato di una carriera da stopper e in grado di fare la differenza con il suo 4-2-3-1.
LO SCENARIO - Se Mijailovic è l’uomo che ha pensato il rilancio della Stella Rossa, Milojevic è il tecnico che ha saputo mettere al posto giusto ogni tassello di questo mosaico, sublimando le idee del presidente. Un progetto su carta che Milojevic ha saputo valorizzare e tradurre in risultati. La Stella Rossa ha vinto la Superliga serba con due giornate di anticipo. Ventinovesimo “scudetto”: 57 punti, 32 successi, 3 pareggi, solo una sconfitta, 94 gol realizzati e 20 subiti. Ha scavato il vuoto dietro di sè: il Radnicki, secondo a quota 46, non ha mai complicato i ragionamenti della squadra biancorossa, che si è tolta anche la soddisfazione di lasciarsi alle spalle il Partizan, quarto, distante addirittura ventuno punti.
SCHEMI E ORDINE - Il primo segreto? La difesa, guidata al centro dal capitano Vujadin Savic (1990) e da Srdjan Babic (23 anni), tornato in Serbia dopo un’esperienza in Spagna nella Real Sociedad. La solidità è stato il primo fattore decisivo di una Stella Rossa deliziata dagli schemi di Milojevic, che hanno permesso a tre attaccanti di segnare quarantadue volte: El Fardou Ben Nabouhane (1989, nato a Passamainty, arcipelago delle Mayotte, tra il Madagascar e il Mozambico, 17 gol, che gioca nella nazionale delle Comore), Richmond Boakye (1993, ghanese, ex Juventus e Sassuolo, 13 gol) e Milan Pavkov (1994, 12 gol). Un’intesa da playstation che ha cambiato il motore della Stella Rossa. Ma il violinista più promettente, il baby che ha già richiamato l’interesse dei club europei più ricchi, si chiama Dejan Joveljic, diciannove anni, centravanti con il repertorio di un trequartista, dribbling e finte, un metro e 82, la gemma di casa, quindici presenze e sette gol in campionato, uno ogni 88 minuti.
IL NAPOLI - Dagli applausi nella Youth League, la Champions riservata alle squadre giovanili, alla stima di Milojevic: un gol alla prima giornata contro la Dinamo Vranje, le doppiette al Rad Belgrado e al Vojvodina, un contratto firmato fino al 2023. Joveljic è nato in Bosnia, a Bijeljina, il 7 agosto del 1999, ma è serbo e gioca già nella nazionale serba Under 21 dal ct Goran Djorovic. L’idea della Stella Rossa è quella di provare a tenerlo almeno fino al 2020, ma il mercato può riservare qualche sorpresa. Milojevic gli ha fatto scoprire il fascino della Champions: due presenze, 48 minuti, un tempo contro il Napoli. Joveljic, maglia numero 28, si è fatto ammirare anche nella Coppa di Serbia: tre gol, l’ultimo dei quali nella partita d’andata con il Mladost, un 4-1 che vale un’ipoteca per la finale, dove la Crvena Zvezda potrebbe affrontare il Partizan, che si è aggiudicato per 1-0 il primo round con il Radnicki. Belgrado aspetta il derby.