ROMA - Debiti tagliati del 50%, plusvalenze per 80 milioni di euro (45 dal Real Madrid per Vinicius Junior e 35 dal Milan per Paquetà), un nuovo presidente (Rodolfo Landim è stato eletto al posto di Eduardo Bandeira de Mello, che nel 2018 ha terminato il suo secondo mandato) e un allenatore (Abel Braga, ingaggiato a gennaio) che ha garantito subito un trofeo (il campionato statale di Rio de Janeiro) e ha messo fine al balletto di tecnici (tredici in sei anni). E’ un Flamengo che ha recuperato una stabilità economica e in termini di risultati: lo scenario perfetto per lanciare l’assalto al “Brasileirão 2019”, che scatterà sabato prossimo con l’appuntamento al Maracanà contro il Cruzeiro, mentre il Palmeiras di Felipe Scolari (campione in carica) giocherà domenica notte con il neopromosso Fortaleza, guidato in panchina dall’ex portiere Rodrigo Ceni. Netto il divario tra il Flamengo e gli altri club di Rio de Janeiro. Una differenza che nasce anche dal budget: il club rossonero spende ogni mese, per pagare gli stipendi dei calciatori, due milioni e settecentomila euro. La somma dei salari di Botafogo, Fluminense e Vasco da Gama non raggiunge questa cifra. Braga ha consegnato ai tifosi il titolo Carioca superando in finale il Vasco da Gama: 2-0 in casa e 2-0 in trasferta. E’ il trentacinquesimo per il Flamengo: quattro in più rispetto al Fluminense e undici in più del Vasco da Gama, che non vince una finale del campionato statale contro il Flamengo da trentuno anni, dal 1988.
ROMARIO E ZICO - In Brasile la corsa allo “scudetto” riparte tra poche ore. Nella classifica speciale dei calciatori che hanno conquistato più titoli, Romario occupa il primo posto con sette e precede Zico (a quota sei). Il Flamengo non diventa campione del Brasile dal 2009, l’allenatore era Andrade (ex mediano-regista della Roma di Liedholm) e il centravanti era Adriano, capocannoniere del torneo con diciannove gol insieme con Diego Tardelli dell’Atletico Mineiro. Braga ha un compito: riportare il “Brasileirão” a casa. Ha una squadra che merita la pole: Diego Alves in porta, Parà e René sulle fasce, Leo Duarte e Rodrigo Caio al centro della difesa. Gli esterni, a centrocampo, sono Cuellar e l’uruguaiano De Arrascaeta, Willian Arão è il mediano-regista, Bruno Henrique (otto gol, capocannoniere del torneo di Rio) è la mezzala. Tante soluzioni in attacco: da Gabigol, dieci reti tra campionato statale e coppe, in prestito dall’Inter, a Lincoln (classe 2000, l’ultimo gioiello del vivaio), da Everton Ribeiro a Vitinho, tornato in Brasile dopo la positiva esperienza in Russia con la maglia del Cska Mosca (19 gol e 15 assist in 84 partite). Una rosa molto “italiana”, completata da Diego (ex Juventus) e da Juan (ex Roma).
L’AFFARE - E’ un’ala sinistra, Vitinho, è nato a Rio il 9 ottobre del 1993 ed è cresciuto nel Botafogo. E’ costato dodici milioni alla fine di luglio e ha firmato un contratto che scade il 31 dicembre del 2022. E’ il secondo acquisto più oneroso nella storia del Flamengo dopo De Arrascaeta, trequartista, pagato tredici milioni al Cruzeiro. Un metro e 80, ambidestro, tre gol (uno nella finale di ritorno con il Vasco da Gama) nel campionato Carioca. Soffriva di saudade, a Mosca. Nel Flamengo incanta, incide, determina, sposta l’ago della bilancia.
IL REGALO - Abel Braga ha vinto una Coppa Libertadores nel 2006 con l’Internacional di Porto Alegre: ha 66 anni, è una vecchia volpe della tattica. Dal mercato aspetta un altro rinforzo, sta lavorando per prendere Miranda, che si svincola dall’Inter alla fine di giugno. Una mossa per tamponare la possibile partenza di Leo Duarte, seguito dal Valencia e dal Bayer Leverkusen: è un centrale da linea a quattro. Svelto, bravo di testa, punta spesso sull’anticipo, è ordinato in fase di impostazione e nei disimpegni, è sempre attento in chiusura e nei recuperi. Leo Duarte è nato a Mococa il 17 luglio del 1996, ha ventidue anni, è alto un metro e 83, è arrivato al Flamengo nel 2014 dal Desportivo Brasil. Ha un contratto fino al 30 giugno del 2022. E può trasformarsi in una nuova plusvalenza.