Preveggente/previdente, prima del grande sconquasso dell’eliminazione dei Campioni d’Europa da Qatar 2022, aveva alzato una delle sue asticelle: «Punto alla convocazione per i Mondiali del 2026». Gigi Buffon va per i 45, è del 28 gennaio. E ventotto (con quello che si appresta a cominciare) sono gli anni sociali calcistici della sua vita. In fondo, per allungare la medesima, bisogna sempre guardare avanti. Molti pensano che quelle di SuperGigi siano boutade, in realtà è un modo per spingere il “dopo” un po’ più in là. Gigi ha sempre preso il pallone come veniva, dandogli il giusto peso perché è un modo per individuare meglio le traiettorie maligne. A volte le sue uscite, in campo e fuori, hanno sorpreso, spiazzato, sconcertato, quando non irritato. Ma Gigi è sempre limpido, forse troppo, in tutto quello che fa. Soprattutto non ha mai nascosto né gli errori, né le sofferenze (come quando confessò di essere caduto in depressione), né divertimento, passione, e il senso della frase che da questi deriva. E l’ultima frase, pronunciata a Pejo, a un evento con i tifosi, è una sfida: a sir Stanley Matthews, il primo Pallone d’oro della storia rimasto in campo mezzo secolo, a Kazuyoshi Miura che si è spinto oltre i 54 anni. «Potrei ritirarmi a 55 anni. Nella mia prima vita ho giocato dieci anni a Parma dove sono tornato, al termine dei vent’anni nella Juventus e di quello trascorso a Parigi. Chiudo il cerchio di nuovo in Emilia. E non ho 100 anni».
Da quando ne ha compiuti 34 confessa di pensare «a quando smetterò, ma poi proseguo sempre». Nel suo momento più difficile alla Juventus, nel 2010-2011, quando il club pensava di dismetterlo e lui, che se n’era accorto, voleva mollare Madama prima di essere messo alla porta - dopo i guai alla schiena esplosi nel Mondiale sudafricano - confidò a un amico: «Quando mi guardo intorno e osservo i più grandi portieri, secondo il giudizio comune, credo che se questo è il meglio, posso durare ancora molto». Infatti è ancora qua e negli anni che seguirono questa affermazione, ha conquistato otto scudetti con la Juventus e un titolo con il Psg.
Quando esordì in serie A a neanche 18 anni, il 19 novembre 1995, nella partita clou della giornata, Parma-Milan, sul bus che portava allo stadio si addormentò. I compagni erano preoccupati: ma come questo, che sta per esordire in serie A con una delle squadre più forti d’Europa, dorme? Gigi sostiene di aver vissuto ogni età della sua esistenza con un adeguato approccio temporale. «Allora volevo vivere la mia vita di ragazzo fino in fondo. Se adesso mi comportassi così, non otterrei alcun risultato, oggi sarebbe un tallone d’Achille. Invece allora, questa specie di incoscienza mi ha aiutato molto» (Numero 1, Rizzoli). Ecco, della sua autobiografia (scritta a trent’anni) questa è forse l’unica bugia o meglio l’unico peccato di omissione. Gigi Buffon ha cercato di sistemare sullo sfondo quel modo di essere “da ragazzo” che, in realtà, ha sempre avuto, malgrado una moglie, una compagna, tre figli, infinite avventure. Certo, adesso andando allo stadio non dorme più, adesso non scherza più come faceva con Nevio Scala comportandosi esattamente in modo contrario alle richieste dello storico allenatore del Parma. Adesso non risponde più, come gli capitò durante una tournée negli Stati Uniti sempre con Scala, alla richiesta di scaldarsi per subentrare a Giovanni Galli nel finale: «Eh sì, il tempo che mi scaldo e finisce la partita». No, della giovinezza ha lasciato il lato libertino, ma non quello libertario, quell’assenza di limite che non sia quello fissato dalla propria convinzione e dal proprio piacere.
Parma, Buffon punta ai Mondiali 2026
Siamo strani, noi che ci scandalizziamo per chi sposta la pensione un po’ più in là, specialmente noi giornalisti che mettiamo i sacchi di sabbia davanti alla scrivania quando ci prospettano uno scivolo. Eppure ecco i sorrisini di fronte al rinnovo di Buffon con il Parma fino al 2024 (anni 46 del nostro) e alla sua idea di arrivare a 55 anni. Questa affermazione non è un eccesso o una provocazione, ma un modo per dire che non si pone limiti, al momento, che non c’è nulla che lo possa fermare, all’orizzonte. E che, soprattutto, non saranno gli ostacoli esterni a impedirgli di coltivare i suoi sogni. Allora, ricapitolando: 1) onorare i due anni di contratto con il Parma; 2) tornare in lizza per la convocazione al Mondiale 2026; 3) smettere a 55 anni. I sogni son desideri. Io dico sempre che prima o poi pubblicherò un best seller da un milione di copie. Chi siete voi per dirmi che non ci posso riuscire? Il resto è vita. «Ho fatto esperienze importanti e ho acquisito una grande conoscenza del calcio, ma non sono sicuro al 100 per cento che resterò nell’ambiente. Magari sperimenterò altro». Il futuro, per stare in ambito letterario, è una pagina bianca. Gigi ci sta dicendo che intende scriverla lui.