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BENEVENTO - Missione compiuta. Marco Sau si riprende la A a suon di gol e con qualche prodezza delle sue, roba da incorniciare in un campionato così difficile come quello di B. L'estate scorsa aveva lasciato Genova, sponda Samp, col morale sotto i tacchi, ma convinto che da qualche parte avrebbe potuto ricominciare. Per questo aveva deciso senza farsi prendere dall'ansia, ponderando bene se fosse stato il caso di continuare in A o scendere in B. In fondo la chiamata di Pippo Inzaghi lo aveva suggestionato, cedendo poi alle lusinghe di Pasquale Foggia: "Scelsi il Benevento proprio per risalire il più presto possibile in serie A. E' stato un grande viaggio con grandi persone: credo che abbiamo vinto anche grazie a questo aspetto".
13 gol in campionato non li segnava da una vita (12 nel 2012-13 in A col Cagliari), mai un rigore calciato, due-tre prodezze da copertina. “Pattolino” è tornato a sorridere, gliel'ha detto anche una tifosa su Instagram. Senza i tiri dal dischetto sarebbe secondo solo a Simy e Pettinari nella classifica dei cannonieri, che di gol su azione ne hanno segnati appena tre in più. Una tripletta, una doppietta, un gol di tacco all'Ascoli, uno con una girata ad occhi chiusi a Chiavari. Poi il gol che ha sancito l'aritmetica promozione in serie A: una “pettinata” al pallone col destro e una stilettata di sinistro sotto la traversa. Il destino ha voluto che fosse proprio lui, un ex delle vespe, a decidere quella sfida, a mettere nei guai la Juve Stabia e a regalare una notte di festa ai tifosi giallorossi. Ha un allenatore che stravede per lui, una tifoseria che ne ha riscoperto l'impareggiabile bravura: la serie A è una nuova scommessa da vincere.