Balata, niente tris: i club non lo votano

Caos Lega: Dossena si ritira, Veltroni prende un voto, ma il presidente non arriva al quorum. È sfiducia?
Balata, niente tris: i club non lo votano© LAPRESSE
Giorgio Marota

Balata ha perso, ma non ha vinto nessuno. O forse sì: da ieri gongolano gli avversari politici del presidente della cadetteria che ambiva a guidare la Figc con il sostegno di una parte della maggioranza di governo (la Lega di Salvini) e che ieri non ha ottenuto neppure la conferma della sua componente. La giornata tragicomica della B, cominciata con il candidato Dossena ritiratosi ancora prima di iniziare dopo giorni di proclami, si è conclusa con cinque scrutini senza quorum e con una coltre di nebbia che adesso avvolge il futuro; l’altro candidato, il manager Vittorio Veltroni, non è stato praticamente mai votato. Balata, quindi, non ce l’ha fatta pur in assenza di avversari.

La giornata

Da mezzogiorno alle cinque del pomeriggio le 20 società della Serie B sono state chiamate a esprimersi non una, bensì cinque volte. Nelle prime due votazioni si vinceva con 14 voti su 20 (i due terzi), dalla terza la soglia scendeva a 11 (il 50%+1). Balata ha ottenuto 10 preferenze alla prima tornata (8 bianche, 1 per Veltroni), 11 alla seconda, poi 10 alla terza. A quel punto ha forse immaginato che l’obiettivo fosse talmente vicino da forzare e andare avanti. Avrebbe potuto fermare l’assemblea e dare un nuovo appuntamento, sfruttando il tempo per dialogare con gli scettici, ma non lo ha fatto. Così la quarta e la quinta tornata si sono tra sformate in un harakiri istituzionale: i voti, anziché aumentare, sono diminuiti prima a 9 e poi a 8, mentre il nome di Veltroni spariva dalle schede e quelle bianche lievitavano. Balata non stava sfidando un avversario, ma una categoria. «La devo interpretare come una richiesta di dimissio ni o una sfiducia?» avrebbe chiesto a quel punto. I ribelli hanno risposto no: Pisa (ieri assente), Sampdoria, Palermo, Bari, Reggiana e tante altre società contrarie alla terza elezione di Balata avrebbero voluto infatti un altro candidato e non cacciare il presidente, fattispecie che avrebbe generato ancora più caos e l’ipotesi di un commissariamento. Lavori rinviati dunque al 9 e 10 ottobre, con l’iter che riparte da zero: nuovi o vecchi aspiranti dovranno ripresentare la candidatura e, al momento, non è detto che Balata decida di riprovarci.


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Le cause

Diverse le cause che potrebbero aver portato allo strappo. La prima è una ragione politica: alcuni non hanno gradito le posizioni anti-Gravina di Balata, passato dall’alleanza con il numero della Figc a una vicinanza concreta alla Serie A, da anni ormai all’opposizione. Poi c’è la questione economica: la B, anche a causa dell’interesse sempre maggiore dei broadcaster per le grandi coppe europee, ha perso tanti soldi dai diritti tv (circa 2 milioni in meno a ciascun club) oltre che dalla mutualità. Il taglio avviene proprio mentre il torneo cresce di appeal grazie a grandi piazze e playoff spettacolari. Colpa o non colpa di Balata, evidentemente non gliel’hanno perdonata.


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Balata ha perso, ma non ha vinto nessuno. O forse sì: da ieri gongolano gli avversari politici del presidente della cadetteria che ambiva a guidare la Figc con il sostegno di una parte della maggioranza di governo (la Lega di Salvini) e che ieri non ha ottenuto neppure la conferma della sua componente. La giornata tragicomica della B, cominciata con il candidato Dossena ritiratosi ancora prima di iniziare dopo giorni di proclami, si è conclusa con cinque scrutini senza quorum e con una coltre di nebbia che adesso avvolge il futuro; l’altro candidato, il manager Vittorio Veltroni, non è stato praticamente mai votato. Balata, quindi, non ce l’ha fatta pur in assenza di avversari.

La giornata

Da mezzogiorno alle cinque del pomeriggio le 20 società della Serie B sono state chiamate a esprimersi non una, bensì cinque volte. Nelle prime due votazioni si vinceva con 14 voti su 20 (i due terzi), dalla terza la soglia scendeva a 11 (il 50%+1). Balata ha ottenuto 10 preferenze alla prima tornata (8 bianche, 1 per Veltroni), 11 alla seconda, poi 10 alla terza. A quel punto ha forse immaginato che l’obiettivo fosse talmente vicino da forzare e andare avanti. Avrebbe potuto fermare l’assemblea e dare un nuovo appuntamento, sfruttando il tempo per dialogare con gli scettici, ma non lo ha fatto. Così la quarta e la quinta tornata si sono tra sformate in un harakiri istituzionale: i voti, anziché aumentare, sono diminuiti prima a 9 e poi a 8, mentre il nome di Veltroni spariva dalle schede e quelle bianche lievitavano. Balata non stava sfidando un avversario, ma una categoria. «La devo interpretare come una richiesta di dimissio ni o una sfiducia?» avrebbe chiesto a quel punto. I ribelli hanno risposto no: Pisa (ieri assente), Sampdoria, Palermo, Bari, Reggiana e tante altre società contrarie alla terza elezione di Balata avrebbero voluto infatti un altro candidato e non cacciare il presidente, fattispecie che avrebbe generato ancora più caos e l’ipotesi di un commissariamento. Lavori rinviati dunque al 9 e 10 ottobre, con l’iter che riparte da zero: nuovi o vecchi aspiranti dovranno ripresentare la candidatura e, al momento, non è detto che Balata decida di riprovarci.


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