FERRARA - Alzi la mano che se lo sarebbe mai immaginato giusto un paio di stagioni fa. Di ritrovarsi a dover sorvegliare come nemico pubblico numero uno quel ragazzino che tante domeniche ha rasserenato i cuori dei tifosi della Spal, certo un po’ preoccupati nella lunga settimana che precede il ritorno in campo dalla presenza nello scacchiere avversario di Manuel Lazzari. C’eravamo tanti amati, anzi, ci ameremo per sempre perché il feeling tra Lazzari e Ferrara è forte più della rivalità che in campo vedrà l’esterno di Valdagno sfidare subito il suo passato.
Il problema è che la Lazio gioca col 3-5-2 e quel modulo ha fatto di Lazzari quel che è oggi nei sei anni trascorsi alla Spal. Ne conosce vita, morte e miracoli, ne esalta le peculiarità grazie alle sue doti di corsa, lo fa rendere come pochi altri interpreti del ruolo. Se n’è accorto in fretta Simone Inzaghi che non ha esitato nell’affidargli una maglia da titolare, lo sa bene Semplici che non a caso, al riparo da occhi indiscreti, sta plasmando una Spal nuova e in parte rivoluzionata, consapevole che per avere ragione di questa Lazio servirà qualcosa in più del normale compitino. La soluzione più ovvia, anche se impone di uscire dal seminato, è quella di varare una sorta di 4-3-3. Che dopotutto con piccoli accorgimenti diventa un vero e proprio 4-5-1, lasciando a Petagna il compito di fare a spallate con la difesa a tre laziale (dopotutto l’ha già infilzata ad aprile nell’unico precedente vittorioso della Spal sui biancocelesti) e ai due esterni D’Alessandro e Di Francesco il compito di dare una mano in copertura. Il passaggio alla difesa a quattro non è poi tanto innaturale pensando alla varietà di interpreti a disposizione: a destra ci sono Sala, Cionek e Tomovic, a sinistra Reca, Igor e ancora Tomovic, buono per tutte le corsie.