ROMA - Non c’è stato romanista che, in estate, non abbia ringraziato la Juventus. Almeno un po'. Perché se i mesi estivi della Roma sono stati colorati di sogni, attese, speranze e felicità, una piccola parte di merito è anche di quella società bianconera che, qualche mese prima, aveva deciso di mettere alla porta uno dei suoi talenti più puri: Paulo Dybala. Oggi l’argentino, campione del mondo che ha giocato poco ma ha calciato un rigore importantissimo in finale (come De Rossi nel 2006), vive felice e sereno nella sua villa di Casal Palocco circondato dagli amati cani, da Oriana e dalla mamma, dai nipoti, da qualche amico. Ieri, cioè un anno fa, le persone della sua cerchia erano le stesse, la villa non era fuori Roma ma fuori Torino e il suo mondo era capovolto. Perché adesso Dybala pensa al campo e alla prima volta, domenica sera, che affronterà la Juventus all’Olimpico. Un anno fa, esattamente in questi giorni, iniziava invece il mese più complicato della sua vita. Riavvolgere il nastro, magari, per Paulo non sarà facile.
Marzo 2022
Perché la Juventus (293 presenze e 115 reti) è stata un pezzo importante del suo cuore e della sua vita. E’ arrivato ad esserne leader e vice capitano e, nel marzo scorso, pensava che sarebbe stato messo nero su bianco quel rinnovo tanto auspicato. A dicembre del 2021 aveva raggiunto un accordo di massima con il club, poi le parti avevano preso tempo un po’ per motivi burocratici (Antun, il suo agente, era in regola con il Coni solo da fine gennaio), un po’ perché Dybala, fisicamente, non era al top. E la Juventus non era più così sicura di un investimento da 8 milioni più 2 di bonus fino al 2026, anche perché, nel frattempo, era arrivato Vlahovic. Dybala in campo ci si trovava bene, ma sul bilancio la coppia pesava troppo. Nonostante tutto, il 4 marzo, quando proprio Antun sbarca a Torino (la notizia viene resa nota il 5), Paulo pensa di firmare, magari a cifre leggermente più basse, ma certo non crede che, due settimane dopo, sarebbe stato messo alla porta. Cosa che, il 21, primo giorno di primavera, succede. «Non è più al centro del progetto», la frase con cui viene liquidato da Arrivabene.
Da marzo a luglio
Dybala ci rimane male e a 28 anni sa che deve rimettersi in gioco. Saluta Torino, pensa di andare a Milano da Marotta, all'Inter, viene persino a sapere che c’era chi gli preferisce giocatori di dubbio valore, si paga alcune visite private per dimostrare a tutti di star bene fisicamente e poi, a luglio, firma da svincolato con la Roma. La società con meno appeal, forse, tra quelle che lo avevano cercato, l’unica che non fa la Champions ma, al tempo stesso, l’unica capace di far scattare qualcosa. Grazie a José Mourinho, il cui pressing è stato determinante per tornare a sentirsi importante. E grazie a una tifoseria che lo ama dal primo istante. E lo supporta e non lo critica, neppure quando c’è la cattiveria sul Mondiale secondo la quale Paulo ha in mente solo l’Argentina e i colori giallorossi sono un dettaglio.
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Marzo 2023
Colori che, al netto di un contratto che andrà rivisto e di un legame fortissimo con l’allenatore che fa riflettere sul futuro, nel caso andasse via Mou, gli stanno entrando dentro. Con la Roma ha segnato in metà delle partite che ha giocato (12 gol in 24 presenze) ma, soprattutto, con la Roma ha riscoperto cosa significhi essere amato, benvoluto, considerato. Degli anni di Torino gli restano i ricordi, i legami personali e una situazione legale da chiarire relativa alla "seconda manovra stipendi". In ballo 3,7 milioni di euro ancora da ricevere dal club bianconero, ma dopo essere stato ascoltato la scorsa settimana dalla Guardia di Finanza, il tema è tutto in mano ai legali. Per Dybala, ora, c'è solo la Roma e un'Europa, del presente e del futuro, da conquistare. Per questo, alla fine, non è detto che a ringraziare la Juventus debbano essere solo i tifosi. Forse anche lui, in cuor suo, ha capito che il benservito di un anno fa è stato la chiave della sua rinascita.