Si è campioni anche avvertendo che non si può continuare. Mats Hummels si è fermato in tempo. Ha sentito la schiena tirare, poi i muscoli posteriori della coscia, e ha chiamato subito il cambio alla panchina. Ma ieri stava molto meglio, tanto da rassicurare Ranieri: sabato contro il Lecce, in un paradossale confronto di bassa classifica tra due squadre che hanno raccolto 13 punti in 14 giornate, Hummels ci sarà. Ed è una buona notizia per la Roma, che dopo 16 anni ha assaggiato l’amarezza di quattro sconfitte di fila in campionato ed è precipitata a +2 sulla zona retrocessione. Ritrovata la tifoseria, che ha applaudito i giocatori per uno 0-2 all’Olimpico, Ranieri si affida ai giocatori più esperti per ritrovare anche i risultati: da qui a Natale sfiderà anche Como (fuori) e Parma (casa) con l’obiettivo di «tirare fuori la squadra dall’infermeria».
Roma, Hummels è una certezza
Hummels quindi è una certezza alla quale appoggiarsi nelle difficoltà: sei mesi fa giocava la finale di Champions, ora dirige un’orchestra da lotta-salvezza. Ma non lo fa pesare a nessuno, tutt’altro. Finché è stato in campo ha cancellato Retegui, capocannoniere della Serie A, e anche Lookman nei pochi minuti in cui Gasperini lo aveva utilizzato da centravanti. Dopo tanta attesa e qualche errore, ha giocato una partita splendida pur essendo ancora lontano dalla forma migliore. Abbassandosi il livello degli avversari, è presumibile che Hummels possa tornare al cento per cento, soprattutto nella difesa a tre della quale è già padrone. Ieri intanto ha cercato di infondere coraggio all’ambiente, ricordando il precedente professionale con il Borussia Dortmund, quando risalì addirittura dal penultimo posto dopo il girone d’andata: «So che questo è un momento duro. Ma ho zero dubbi, nel giro di poche settimane tutto sembrerà molto più bello. Usciremo da questa situazione tutti insieme. Comunque sono felice di aver giocato la prima partita in casa». Le tre precedenti erano capitate a Firenze, Londra e Napoli.
Roma, la carica dei campioni
Da un campione del mondo agli altri, Ranieri conta anche sulla grinta sudamericana di Paredes e sulle invenzioni impossibili di Dybala per attraversare il fiume del disagio. Lunedì contro l’Atalanta, a loro modo, i due argentini hanno dato un contributo efficiente. Ma non sufficiente, almeno nell’ottica del risultato finale. L’allenatore è stato chiaro con i giocatori, sia in pubblico che in privato: i tifosi della Roma meritano molto di più. Soprattutto dai calciatori di maggiore talento e pedigree. Paredes è stato appena recuperato alla causa, dopo due mesi nei quali aveva deciso di lasciare Trigoria per anticipare il ritorno al Boca. Dopo un colloquio con Ranieri, che gli avrebbe restituito una centralità tecnica, ha cambiato idea. Dybala invece «non si è ancora allenato». Si è tuttavia messo a disposizione anche con poca benzina per aiutare i compagni a raggiungere la meta. Già solo l’assist per Dovbyk a inizio ripresa avrebbe potuto stravolgere la storia della partita se il centravanti, a sua volta acciaccato, non avesse smarrito la coordinazione sul più bello.
Ranieri, i primi segnali
Qualche segnale di risveglio insomma nelle tre partite di Ranieri si è visto. Ma nel complesso la Roma ha conquistato appena 4 punti nelle ultime 8 giornate. Le similitudini rispetto al campionato 1978/79, quando la squadra si salvò dalla Serie B alla penultima giornata proprio grazie a un pareggio contro l’Atalanta, sono inquietanti: anche allora dopo 14 giornate, contando i tre punti a vittoria, sarebbe stata a quota 13. Ma in quel caso il presidente non aveva investito 240 miliardi di lire sul mercato. E alla fine del campionato Gaetano Anzalone avrebbe ceduto la società a Dino Viola: invece i Friedkin, a sentire Ranieri, non hanno alcuna intenzione di uscire di scena.