Ranieri ci ha restituito la Roma. Abbiamo rivisto una squadra, un’idea molto più che decente di calcio: in campo i migliori, almeno potenzialmente (mancava solo Pellegrini) alla faccia di programmazioni tecniche, anagrafe e scadenze contrattuali che in questo periodo e in tempi di magra non hanno senso. In fondo ho visto cose semplici ma insolite da queste parti e una formazione che con un paio di precise correzioni a gennaio potrà riprendersi un po’ di classifica e soddisfazioni.
Ho rivisto Dybala che ha messo la sua infinita qualità al servizio dei compagni (cambi di campo e assistenze), pur se si è costretto alla gestione delle energie: rientrava dopo una lunga serie di assenze. Non ho tuttavia capito il senso della sua sostituzione all’intervallo.
Ho rivisto anche Hummels, che è partito malissimo, infilando la terza topica consecutiva (l’autogol a Firenze, il mancato intervento su Lukaku, infine il rigore assegnato al Tottenham col Var) ma si è subito ripreso e, nonostante qualche giustificabile ritardo, ha saputo aggiungere personalità alla manovra, oltre a un gol importantissimo.
Ho finalmente rivisto N’Dicka nei tre dietro, dove si muove in modo più naturale, e l’esperienza di Paredes in mezzo, al fianco dell’imprescindibile Koné, e El Shaarawy a sinistra, ma non a tutta fascia. Se consideriamo che Hummels, Paredes, Dybala e in qualche modo El Shaarawy avevano (hanno) pochi minuti nelle gambe, la loro prestazione complessiva assume un valore superiore.
Ho visto inoltre una traversa e tre reti della Roma annullate per fuorigioco, dei quali un paio millimetrici (tre anche i legni centrati dagli Spurs): significa che la squadra ha guardato avanti e, sfruttando soprattutto i vuoti sulla fascia sinistra degli inglesi, ha creato tanto.
Infine ho rivisto Saelemaekers, il tanto invocato coraggio ed è stata segnalata la presenza di Allegri in tribuna: stavolta nessuno si è infortunato. Almeno fino a mezzanotte.