Roma, l'Olimpico va ascoltato

Leggi il commento del direttore del Corriere dello Sport - Stadio
Ivan Zazzaroni
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L’ assist di Dybala che da solo vale il prezzo del biglietto e l’errore di Shomurodov a tre metri dalla porta per il quale non può bastare il buffetto di Pellegrini per attenuarne lo sconforto. I fischi all’ingresso in campo di Cristante e quelli che hanno accompagnato Pellegrini quando ha sostituito Pisilli. In precedenza, la reazione dell’Olimpico - che va ascoltato - all’annuncio di Juric. E poi una Dinamo inguardabile, svuotata: ha tutte le ragioni per esserlo. E qualche migliaio di tifosi in meno.

Ho dimenticato l’atteggiamento complessivo della Roma che ha lottato su ogni pallone, trascurando la precisione, ma ha comunque dato il fritto.

Una Roma vicina alla realtà si è avuta soltanto quando Juric ha messo dentro Dybala e Pellegrini, intorno al settantesimo. Per oltre un’ora ha giocato un’altra sperimentale: Celik nei tre dietro (già visto purtroppo); Zalewski a destra (idem con patate); Angeliño impiegato di nuovo da quinto a sinistra (la sua posizione naturale); in mezzo Koné con Le Fée (e vive la France méridionale); Pisilli più avanzato, Baldanzi dybalato e Dovbyk unica punta, una delle poche solide realtà.

Non è semplice commentare una squadra così: mi rendo conto tuttavia che Juric debba provare e riprovare cose e casi per arrivare alla sintesi.

Il guaio è che può farlo esclusivamente in partita e allora l’Europa League diventa il terreno per prove rischiose. Vedi Elfsborg.

Il secondo, il più grosso, è che siamo a fine ottobre e al quarto anno della Roma dei Friedkin e non può andar bene così madama la marchesa.

Juric è quello che ha meno colpe di tutti e non merita di lavorare in simili condizioni: non è stato lui a cacciare De Rossi e non è stato lui a offrirsi agli americani, il suo agente l’ha suggerito alla Souloukou quando altri due allenatori si erano negati.

In poche settimane ha peraltro individuato i limiti del gruppo e ne ha sottolineato le qualità: lavora con la testa sotto la ghigliottina dei risultati e degli umori presidenziali e non è un bel vivere. Ieri ha tuttavia ottenuto la terza vittoria personale, la quarta complessiva nelle ultime diciotto uscite della Roma.

Ci si potrebbe anche accontentare. Ma chi si accontenta non gode.


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