Roma, il tempo di Juric

Leggi il commento del direttore del Corriere dello Sport - Stadio
Ivan Zazzaroni
3 min

Il tassista di Roma che mi confessa di tenere il Milan. Il capo-autori di Ballando, una sorta di ultrà nell’anima ma ragionevole e competente. Una mezza dozzina di colleghi. Mio cugino che vive nel Cheshire. Un avvocato bolognese che la domenica si sente Pogacar. Il manager Adidas che lavora a Herzogenaurach e va matto per la Magica.

Da venerdì avrò ricevuto un centinaio di messaggi di questo tenore: «ma è vero che torna De Rossi?».

A tutti ho dato la stessa risposta: scusa, e chi lo dice? Già, anche noi, e la logica del romanista, l’amore per Daniele e il pregiudizio nei confronti di Juric. E i Friedkin? Al solito, ufficialmente non pervenuti. Giusto una segnalazione da Trigoria sull’intoccabilità del tecnico. A meno che...

Un trappolone decisivo a partita. Alla faccia della ricerca della stabilità evocata da Ghisolfi. Del resto chi allena la Roma è soggetto da tempo a questa tortura: Mourinho la subì per otto mesi prima di saltare; a De Rossi è andata un filo meglio (o peggio): in tre giorni s’è risolto tutto; Juric ha esordito contro l’Udinese e qualcuno gli ha suggerito di lasciare l’auto in via dei Gladiatori col motore acceso.

I risultati fin qui ottenuti non bocciano Juric: due vittorie e un pari in campionato, un pari e una sconfitta - quella sì, deplorevole - in Europa League. Ma nessuno gli vuole dare il tempo di conoscere tutti i giocatori, di verificarne le potenzialità. Di allenare come sa.

Niente gli viene perdonato, ma lui dovrebbe aiutarsi un po’, possibilmente evitando dichiarazioni come quella del dopo-Elfsborg: «La Roma mi è piaciuta tanto, vedo passi avanti, mancano solo dei dettagli».

La partita l’abbiamo vista tutti, è stata orrenda. Capisco che Ivan abbia voluto difendere la squadra e il suo lavoro, ma tifosi e osservatori si sono sentiti presi leggermente per il culo. Sabato, alla vigilia della trasferta di Monza, ha addirittura insistito sulla stessa linea. Nel calcio si possono sbagliare scelte e partite, occhio alle parole, però. Anche quelle contano.

A Juric deve essere concesso il tempo di capire. De Rossi non è tipo da gufare: sono sicuro che non tollererebbe di essere trattato allo stesso modo.

PS. Il rigore non dato alla Roma è un errore del Var, oltre che di La Penna. Certo, la protesta della società fatta in francese da Ghisolfi (apprezzo la buona volontà, ma proseguendo così il vuoto societario diventa voragine), la “protestation”, dicevo, costituisce un inedito che nel 2024 ci saremmo volentieri risparmiati.

All’Aia hanno certamente tremato. Dal freddo.


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