Da tre giorni, da quando Walter Sabatini ha rivelato alla radio della lega che a Bruno Conti sarebbe vietato l’ingresso al ristorante di Trigoria (tant’è che lo si incontra spesso da Quinto, di fronte al centro sportivo, col cestino del pranzo) nella capitale si fa un gran parlare di questa storia che ha creato non pochi imbarazzi. Martedì lo stesso Conti ha smentito di essere inviso a trigoriane e trigoriani, riempiendo di elogi i Friedkin, che in effetti gli sono sempre stati vicino; ha smentito Sabatini, dicevo, ma ieri mattina l’ex diesse romanista - certamente il migliore degli ultimi tredici anni - ha rincarato la dose aggiungendo di essersi sentito anche con l’amico e gloria romanista. Conoscendo Walter da qualche annetto, sapendo della sua sensibilità e che non è portato a raccontar cazzate, ma avendo registrato la smentita di Conti e essendo convinto che l’ad della Roma Lina Souloukou, sempre molto attenta a queste cose, non fosse a conoscenza della situazione, non posso che augurarmi che tutto si aggiusti in fretta. In che modo? Il più semplice: basterà rendere continua la presenza di Bruno Conti a Trigoria che lui, con la sua classe di giocatore e le qualità di uomo, ha contributo a far nascere e crescere. Al ristorante e nella galleria dei campioni un posto per “Brunetto” ci deve sempre stare. La storia non considera l’ignoranza. Un giorno il filosofo americano Nicholas Murray Butler disse che «il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fa nascere gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante che è presente alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto».