Roma, senti N'Dicka: "Ho avuto paura, ma ora mi sento più forte di prima"

Il difensore si è lasciato alle spalle il brutto incidente di Udine: "Sono pronto a graffiare gli attaccanti"
dal nostro inviato Jacopo Aliprandi
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INVIATO A BURTON UPON TRENT - Sono trascorsi 116 giorni da quel pomeriggio a Udine che ha lasciato tutto il calcio (e non solo) con il fiato sospeso. Momenti interminabili e attimi di vera paura per le condizioni di Evan N’Dicka. Quel terrore visibile negli occhi dei giocatori e degli allenatori della Roma e dell'Udinese che chiesero subito la sospensione della gara temendo il peggio dopo aver visto il difensore accasciarsi a terra privo di sensi. Ore di angoscia e silenzi, fino alle buone notizie. Nessun problema cardiaco, “solo” un brutto colpo che ha comportato un trauma toracico con pneumotorace che ha scongiurato l’incubo dell’infarto in campo. È servito qualche giorno di stop, poi il ragazzo è tornato in campo e, come si dice in questi casi, anche più forte di prima. E questa volta è davvero così, come lo stesso difensore ci ha raccontato dal ritiro della Roma al St George Park. Adesso N'Dicka è pronto a cominciare la sua seconda stagione in giallorosso da protagonista, dopo un brutto spavento ma anche dopo aver vinto la Coppa d'Africa lo scorso febbraio ed essere diventato un pilastro della nuova Roma di De Rossi.

Come si sente dopo la paura di Udine?
«Sto benissimo, sono tornato come nuovo, sono rinato e non ho alcun problema. Sono davvero felice che in quelle ore e in quei giorni così difficili tutta l’Italia mi abbia fatto sentire la sua vicinanza».

È stato difficile tornare a giocare?
«Soltanto all’inizio. Ho avuto paura la prima settimana subito dopo il fatto ma poi sono tornato come nuovo (ride, ndr)».

Quando scende in campo e va a contrasto con gli attaccanti non ha paura?
«No, anche perché mi sento davvero bene, è tutto a posto. Anzi, le dirò che mi sento anche più forte di prima. Soprattutto mentalmente. Queste situazioni aiutano a crescere, a maturare e, di conseguenza, anche a gestire nel miglior modo le situazioni in campo. Adesso quando gioco non ci penso più, non mi torna mai in mente quella giornata. Ogni partita è come ogni altra, e non più come quella di Udine».

E allora passando proprio al campo, quali sono le sue sensazioni di questo ritiro estivo, soprattutto di questi giorni in Inghilterra?
«Sono assolutamente positive. Stiamo lavorando bene qui al St. George Park, ma anche prima a Trigoria abbiamo portato avanti allenamenti intensi e di qualità. La proprietà e la società sono vicini alla squadra, Il gruppo è unito e sta lavorando benissimo sotto la guida di De Rossi. Ora abbiamo l’obiettivo di essere pronti per il campionato».

Proprio per questo state studiando nuovi schemi e anche nuovi movimenti difensivi.
«Sì, ci alleniamo molto sulle uscite con la palla e anche a giocare più alti come linea per essere più aggressivi. Mister De Rossi ci chiede di restare alti anche senza palla, stiamo lavorando su questo. Noi difensori dobbiamo graffiare il marcatore».

In allenamento le è capitato di graffiare anche Dovbyk?
«Assolutamente, non mi tiro mai indietro. Vado sempre forte contro chiunque sia in partita sia in allenamento. Di Artem posso assicurarvi che è davvero fortissimo, mi è bastato vederlo in 2-3 allenamenti per esserne certo».

E gli altri nuovi?
«Non sono da meno. Adesso li stiamo aiutando a inserirsi nel gruppo. Io sono molto vicino a Le Fée visto che entrambi parliamo francese. Con Soulé ci pensano invece di più Dybala e Paredes che sono suoi amici da tempo. Tutti poi aiutano Dahl e Sangaré. Il gruppo è buono, è facile integrarsi in questo spogliatoio. In più i nuovi acquisti sono forti, tecnicamente molto validi. Sono sicuro che ci daranno una grossa mano a fare le cose bene e meglio di prima».

Reputa questa squadra già più forte di quella dell’ultima stagione?
«Adesso non voglio dire se siamo più o meno forti, lo dirà il campo con l’inizio del campionato. Però dico che non manca qualcosa per fare il salto di qualità, ma stiamo lavorando per migliorare e per raggiungere l’obiettivo stagionale che è la qualificazione alla Champions e l’Europa League. Abbiamo sfiorato la finale, quest’anno faremo il massimo e ci riproveremo. Siamo la Roma, i nostri obiettivi devono essere sempre alti, lo impone il nome del nostro club».

È alla Roma da un solo anno, ma oltre a parlare benissimo l’italiano parla anche da leader.
«Grazie, per l'italiano è merito dell'interprete (Claudio Bisceglia, ndr) che mi ha insegnato bene. Ma qui dobbiamo cercare di essere tutti leader. Mi spiego: per me un leader è quello che in campo fa di tutto per aiutare la squadra. E qui cerchiamo di farlo tutti. È la mentalità giusta per fare strada».


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