Roma, i marines di De Rossi: i metodi alla Conte e Spalletti

Già 14 doppie sedute in 22 giorni: la squadra giallorossa lavora a ritmi altissimi. Ma ora si rallenta per non rischiare
Roberto Maida
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ROMA - Se è vero che si nasce incendiari e si muore pompieri, non deve sorprendere che Daniele De Rossi abbia acquisito con l’esperienza una serie di conoscenze che lo hanno trasformato da campione sanguigno in allenatore saggio. Nell’estate 2012, ad esempio, discusse con Zeman perché ne giudicava troppo duri i metodi di lavoro. Adesso invece ammette con candore che «li abbiamo spappolati», riferendosi ai calciatori della Roma i quali durante il ritiro di Trigoria vengono sottoposti a sedute molto intense, tali da giustificare anche le gambe un po’ molli che abbiamo visto nell’amichevole persa contro il Tolosa.

De Rossi come Conte

De Rossi in realtà resta molto lontano dai princìpi di Zeman, tanto tattici quanto comportamentali. A distanza di 12 anni però può condividerne almeno l’attitudine maniacale agli allenamenti sul campo. In un certo senso ha inglobato la sua cultura del lavoro avvicinandosi allo stile di Antonio Conte, che ha apprezzato come ct in Nazionale. Così si spiegano le 14 doppie sedute effettuate a Trigoria in 22 giorni di preparazione, guidata guarda caso dall’ex professionista azzurro Giovanni Brignardello. In questa settimana comunque è previsto un abbassamento del livello di fatica, per evitare il rischio del sovraccarico.

Roma, sergente De Rossi

I dati, svelati dal sito La Roma 24, raccontano le richieste molto esigenti del preparatore, che ha sottoposto i giocatori a un allenamento anche nella mattina della partita contro il Tolosa. «A un giocatore a un certo punto, verso la fine, ho chiesto se fosse stanco: mi ha risposto che era morto già al primo minuto di gioco» ha ammesso De Rossi, che con l’aiuto dello staff e dei rilevamenti biometrici conta di far correre la squadra a buoni ritmi per tutta la stagione. Prevenendo anche magari infortuni, per i quali molti calciatori seguono programmi personalizzati che vengono integrati dai compiti a casa con i coach privati.

De Rossi e gli insegnamenti di Spalletti e Luis Enrique

I marines di Ddr non svolgono tanto lavoro “a secco”, cioè allenando la condizione atletica senza palla, ma si muovono ad alta intensità agonistica in ogni esercizio tecnico-tattico, ovviamente comprese le partitelle. In questo senso lo hanno influenzato gli insegnamenti di Spalletti, al quale deve dichiaratamente la «folgorazione» per il mestiere di allenatore, oltre a un confronto periodico con il padre Alberto, che invece gli ha trasmesso la passione in tenera età. Un altro modello di De Rossi è Luis Enrique, specialmente per la gestione umana dei calciatori: l’abolizione del ritiro casalingo, che ormai è diventata abituale alla Roma e non solo, è stata una delle prime regole imposte dal giovane apprendista spagnolo, che addirittura introdusse le trasferte low stress: per giocare le partite “vicine” negli orari serali la squadra partiva il giorno stesso del match e rientrava in nottata. De Rossi ha sperimentato il sistema nell’ultima giornata dello scorso campionato a Empoli, quando il risultato non contava. Ma potrebbe estendere l’idea nella prossima stagione.


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