Da Calafiori a Frattesi, la Roma e i rimpianti per le scelte di Tiago Pinto: il nuovo piano

Le scelte dell’ex gm restano un grande rimpianto, Ghisolfi ora vuole puntare sui giovani di talento
Da Calafiori a Frattesi, la Roma e i rimpianti per le scelte di Tiago Pinto: il nuovo piano
Jacopo Aliprandi
4 min

ROMA - I rimpianti su due ex giovani giallorossi sono tanti, sia per la Roma che per De Rossi, perché uno avrebbe potuto risolvere i problemi della difesa, l’altro invece quelli a centrocampo. In largo anticipo e a un costo contenuto. E invece Riccardo Calafiori adesso sta facendo le fortune del Bologna e della Nazionale, mentre Davide Frattesi sta crescendo (e anche bene) nella rosa vincente dell’Inter. A farne le spese, il club giallorosso che non è riuscito a puntare su di loro, abbandonandoli durante il loro percorso di crescita per chiudere qualche bassa plusvalenza invece di puntare forte su di loro. Episodi che la nuova dirigenza giallorossa non vuole più ripetere, episodi che adesso saranno ben evitati soprattutto dopo l’addio del gm che non ha saputo sfruttare le occasioni su questi due ragazzi che adesso brillano lontano dalla capitale. Tiago Pinto, ora al Bournemouth (club che ha chiuso la scorsa Premier al dodicesimo posto), ha lasciato la Roma lo scorso febbraio senza essere rimpianto da chi adesso coordina il club. Perché specialmente su questi due giocatori ha deciso di non puntare, in due situazioni e momenti diversi, decidendo di “snobbarli” non ritenendoli all’altezza del club.

Roma, l’addio di Calafiori

Partiamo da Calafiori. Nella stagione 2020-2021 il ragazzo allora di diciannove anni viveva la sua prima vera stagione in prima squadra. Mourinho lo aveva impiegato in qualche partita da terzino sinistro, allora il suo ruolo, ma senza ricevere grandi risposte. Soprattutto in quella gara contro il Bodo giocata da titolare e persa per 6-1. Chiaro, per una squadra che in quel momento stava lottando per vincere la Conference League e tornare in Champions un ragazzo appena salito dalla Primavera e con ancora poca esperienza non poteva essere una risorsa così importante ed efficace. Così lo Special One aveva consigliato a Pinto di mandarlo in prestito sia nella seconda parte della stagione in corso, sia in quella successiva. Prima allora il prestito secco al Genoa, poi in estate il trasferimento a Basilea. Ma quest’ultimo a titolo definitivo per 1,5 milioni. Pinto aveva deciso di non credere nel ragazzo, anche contro il parere di Mourinho, non ritenendolo all’altezza e non riuscendo a intravedere una crescita importante nel suo futuro. Una plusvalenza minima, un rimpianto enorme. A cui il dg fino a qualche mese fa non è riuscito a dare una risposta ai dirigenti.

Roma, l’addio di Frattesi

Ma il diesse portoghese un anno fa ha avuto anche l’opportunità di portare nella capitale Davide Frattesi, un altro “figlio di Roma” lasciato andare al Sassuolo per problemi economici (questa volta dal signor Ramon Rodriguez Verdejo, detto Monchi) a un costo di 5 milioni di euro più il 30% della futura rivendita. E allora che c’entra Pinto? C’entra, perché la scorsa estate, quando gli emiliani volevano cedere il ragazzo, Tiago ha deciso di non sfruttare quella percentuale sulla rivendita per andare da Carnevali e prendersi il ragazzo a un prezzo senz’altro ridotto rispetto ai 27 milioni sborsati dall’Inter. Anzi, con quel 30% (8,1 milioni in base alla valutazione) la Roma avrebbe potuto investire quell’estate 19 milioni (più 5 di bonus) per riprendersi il centrocampista di Fidene. Sicuramente un investimento più sensato rispetto agli 8,5 milioni spesi per l’operazione Renato Sanches (ingaggio più costo del prestito e commissione). In sostanza a quella cifra “buttata” per il centrocampista del Psg, Pinto avrebbe dovuto aggiungere 10 milioni. Niente da fare, e i risultati li conosciamo tutti. Questi due esempi (ma potremmo anche citare i 19,6 milioni spesi per Shomurodov, i 15,6 per Viña, i 7,3 per Celik ecc.) hanno portato all’addio di Pinto senza una proposta di rinnovo di contratto. Perché se la Roma ha tanti rimpianti per questo ultimo triennio, la sostituzione del direttore sportivo non rientra di certo tra questi.


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