Quest’anno i pass per la Champions li consegna direttamente il signor Gian Piero Gasperini. Battendo la Roma ne ha allungati un paio - con due giornate d’anticipo - a Bologna (meritatissimo) e Juventus. L’ultimo è in grado di regalarlo alla Roma, o alla Lazio - rientrata in corsa -, vincendo l’Europa League a Dublino. Ma deve piazzarsi quinto, altrimenti ciccia per la sesta.
La sua Atalanta è la squadra più in forma del momento ed è seconda per costruzione soltanto all’Inter: l’estate scorsa, conservando l’impianto base, ha aggiunto come mai in precedenza (Scamacca, El Bilal Touré, Holm, Bakker, il prestito di De Ketelaere, più Hien a gennaio) e ha speso non bene ma benissimo. Il resto l’ha fatto proprio lo Sviluppatore di talenti che da otto anni fa guadagnare posizioni, milioni e immagine alla società dei Percassi.
La sconfitta della Roma non mi sorprende: i danni procurati da Tiago Pinto sono chiari da tempo, li ho elencati per due anni e mezzo, Mourinho ha provato a rimediare peraltro in condizioni non ottimali: ha sempre avuto la consapevolezza dei difetti, che talvolta ha coperto. Sono andato a riprendere alcune considerazioni dello Special fatte l’ottobre scorso: «Non siamo una squadra molto veloce, con una transizione forte e reattiva. Quello che cerchiamo di fare sempre come squadra è trovare equilibrio. Se ci riusciamo questo problema si sente meno...». E ancora: «Se definisci zone e momenti di pressione e ci sono un paio di giocatori che non lo fanno, è difficile. Idem sotto il punto di vista del possesso».
Ora, De Rossi ha fatto un ottimo lavoro sul piano tattico e della proposta ma non poteva, nessuno può correggere col gioco e tanto coraggio difetti che sono enormi e strutturali: il terzetto di centrocampo Cristante, Paredes, Pellegrini, ad esempio, non è sostituibile, le ha praticamente giocate tutte e si è parzialmente fuso; Dybala, l’alta qualità del gruppo, è mancato nei momenti decisivi, e in sofferenza sono finiti tanto i difensori (N’Dicka malissimo ieri) quanto Lukaku, vittima di isolamento fino all’ingresso di Abraham.
Daniele va perciò sostenuto soprattutto adesso e con convinzione: ha idee, personalità, freschezza, onestà di giudizio. La società gli è vicinissima e sono convinto che farà il possibile per dotarlo di un materiale migliore.
Salvo anche i giocatori, comunque: hanno dato e stanno dando tutto quello che possono. Gente come Mancini, Cristante, El Shaarawy, Llorente, Bove e lo stesso Paredes non si è mai tirata indietro mostrando notevoli capacità di reazione (anche a Bergamo sullo 0-2). Lukaku ha ancora due partite da romanista, mentre è più che probabile che Dybala, se non sarà Champions, prenda la strada dell’Arabia.
Tifare Gasp a Dublino ci riuscirà facilissimo, quasi naturale.