Mourinho, la giustizia senza misura

Leggi il commento del Condirettore del Corriere dello Sport-Stadio sulla squalifica dello Special One comminata dalla Uefa
Mourinho, la giustizia senza misura© Getty Images
Alessandro Barbano
3 min

La squalifica di Mourinho, nel suo esagerato carico edittale (quattro giornate), non si spiega con la logica della giustizia sportiva, ma con quella dell’antropologia. Bisogna rifarsi al pensiero di un grande intellettuale francese, recentemente scomparso, René Girard, e alla sua teoria del capro espiatorio. Quando un sistema entra in crisi, perché manca di capacità di autocritica e non riesce a gestire i conflitti che si producono al suo interno, la scelta di una vittima sacrificale è la soluzione più spiccia per ristabilire l’equilibrio perduto. L’espiazione della colpa da parte di uno solo solleva i protagonisti della crisi dall’assunzione delle loro responsabilità e consente al sistema di non mettersi in discussione. Questo schema è perfettamente applicabile al comportamento della giustizia sportiva europea nei confronti dell’allenatore della Roma. La cui severissima punizione, oltre ogni ragionevolezza, occulta l’analisi dell’inadeguatezza organizzativa dei vertici Uefa, che hanno esposto l’arbitro all’assedio degli ultrà giallorossi durante il suo transito in aeroporto. E copre anche i limiti tecnici di una designazione arbitrale del tutto infelice per una gara di quel rilievo, in cui era in palio il secondo, per importanza, titolo continentale. Potrebbe dirsi che il capro espiatorio ci ha messo del suo.

Taylor, una sventura per la Roma

Perché è irrituale che un allenatore indirizzi all’arbitro epiteti come quelli ripresi dalle telecamere nel parcheggio dello stadio. Tuttavia la locuzione “fottuta disgrazia”, uscita dalle labbra del portoghese, è meno offensiva di quanto sembri a prima vista. A un esame semantico, è un’affermazione più constatativa che connotativa: Taylor è stato per la Roma una dannata sventura sulla strada dell’Europa League, contribuendo a negare con le sue decisioni una vittoria meritata. Questo non vuol dire che Mourinho fosse autorizzato ad arringare l’arbitro in quel modo. Ma vuol dire che in quello sfogo l’allenatore manifesta più la sua disperazione che la sua rabbia, e lo vedi anche dalla postura con cui pronuncia il suo j’accuse. Mourinho avanza verso il taxi del direttore di gara con l’andatura caracollante di chi è fiaccato nelle forze dallo sgomento per una condizione avversa che sente come un torto. Non c’è violenza ma angoscia nelle sue parole, che restano offese. Ma che una giustizia serena avrebbe censurato con un turno di squalifica. È una giustizia con la coda di paglia invece sterilizza con un autodafé nella pubblica piazza. L’eretico Mourinho sia maledetto. E gli incapaci che hanno sbagliato tutto siano, non solo assolti, ma purificati da ogni residuo senso di colpa. Chapeau!


© RIPRODUZIONE RISERVATA