ROMA - In classifica sono divisi solo da quattro punti, in campo sono separati dalle idee - polo Nord contro polo Sud - ma non dagli obiettivi e dalla mentalità con cui vanno conquistati: Mourinho, da sempre, è lo Special One, l’uomo nato per vincere e per dividere, lui diverso da tutti gli altri del circuito; Spalletti è la Grande Bellezza, l’allenatore che insegna un calcio del futuro da oltre dieci anni: vincere solo giocando, e forse proprio per questo è arrivato primo meno di quanto meritasse. Stiamo aspettando l’undicesima giornata e finalmente potremo assistere ancora al confronto tra due delle espressioni più affascinanti di un campionato dove anche Pioli, Sottil, Inzaghi, Sarri e Gasperini si stanno contendendo le posizioni di vertice. Un torneo mai così nuovo e così anomalo, anche se l’Atalanta in vetta non è più una sorpresa mentre l’Udinese assolutamente sì.
Valori capovolti
È ancora presto per parlare di sfida scudetto, eppure Roma-Napoli, domenica all’ora di cena, è già diventata la grande attrazione prima del Mondiale. Appunto, Mou contro Spalletti, che non ha mai vinto nemmeno quando lui allenava la Roma e José l’Inter del triplete. Ma oggi le forze si sono capovolte, perché il portoghese non ha più in mano la corazzata costruita da Moratti mentre Lucio ha una delle squadre più belle d’Europa non solo sulla carta ma anche sul campo. Otto vittorie e due pareggi, 25 gol realizzati e solo 9 subìti, 2 contro il Bologna al San Paolo domenica scorsa: il Napoli non è solo spettacolare ma anche molto solido, in grado, rispetto al passato, di ribaltare i verdetti o di raggiungerli con il cuore e la determinazione, che in realtà sono i pregi su cui Mourinho ha fondato una carriera irripetibile.
I successi a San Siro contro il Milan e all’Olimpico contro la Lazio valgono come le goleade di Champions contro il Liverpool e l’Ajax, andata e ritorno. Non solo Kvara, che rappresenta il valore aggiunto, la scoperta del secolo, il fuoriclasse all’improvviso: non c’è stato neanche il tempo per piangere l’addio di Insigne che si sono accesi gli occhi dei napoletani per il talento georgiano, gol e assist senza fine. Sembra quasi che il Napoli abbia disegnato la squadra perfetta per Spalletti: perfetta perché Lucio inventa un calcio negli ultimi quaranta metri che forse nemmeno la vecchia squadra di Sarri era riuscita a interpretare quando perse lo scudetto con 91 punti. Spalletti può alternare Simeone, Osimhen e Raspadori in mezzo all’area, Politano, Kvara, Lozano, Elmas e sempre Raspadori come attaccanti esterni: grazie alla solidità della difesa e di un centrocampo dove la qualità di Zielinski si alterna alla forza fisica e alla saggezza tattica di Anguissa e Lobotka, la squadra azzurra è diventata una macchina da gol che in certi aspetti, pur senza Haaland, assomiglia al City di Guardiola.
A Napoli segnano tutti: in 15 sulla giostra del gol
Nuove ambizioni
Mourinho non dispone di tanta qualità e di tanta bellezza. Dopo aver conquistato Roma in due ore celebrando la sua presentazione in Campidoglio con il talento del miglior comunicatore del mondo dello sport, ha costruito una squadra a sua immagine e somiglianza. Non aveva più Totti e ha puntato sulla “testa”, poi ha convinto Dybala a sposare il suo progetto alzando l’asticella dell’ambizione: nel frattempo aveva conquistato la prima Conference della storia con un gol di Zaniolo, che resta ancora oggi una battaglia da vincere. Fuoriclasse ai livelli di Kvara, nelle condizioni di decidere una partita da solo, o splendido talento senza fame? Interrogativo ancora senza risposta. Se non lo trasforma Mou, difficile ci possano riuscire i suoi eventuali successori o lo stesso Mancini, che lo aveva chiamato in Nazionale quando ancora dalla Roma veniva ignorato. Il portoghese ha vinto 7 partite, ne ha pareggiata una e ne ha perse 2: il successo di Milano contro l’Inter e il pareggio di Torino contro la Juve dimostrano che il livello della Roma è molto elevato, anche se rispetto al Napoli segna poco (13 gol realizzati con 6 giocatori contro 25 divisi per 13) e subisce uguale. Mourinho non è spettacolare sul campo, ma è spettacolare fuori, quando prepara le partite e rivede l’interpretazione perfetta durante la gara: determinazione feroce, fase difensiva massiccia e rilanci velocissimi in grado di sorprendere gli avversari. Dybala, fino all’infortunio, era il suo fuoriclasse, l’uomo fuori dagli schemi per il quale non ci sono ordini: in attesa di Abraham, solo 2 reti, e di Belotti, ancora in bianco, Mou si arrangia con Smalling, con Paulo (che rivedremo a gennaio), con Pellegrini e forse, un giorno, con Zaniolo. Già: Nick dentro o fuori contro il Napoli di Kvara? Mou aspetta e studia come circondare l’attacco del Napoli nel tentativo di annientarlo, come aveva fatto Italiano a Firenze.
Roma a immagine e somiglianza di Mourinho
I precedenti
La storia, per ora, ci racconta che lo Special One non ha ancora mai perso contro Spalletti: tre pareggi e tre vittorie, una nella finale di Supercoppa del 2008. Il che significa che sa come arginare il calcio del tecnico toscano, anche se domenica i valori delle due squadre saranno diversi: il Napoli ha una forza collettiva e una possibilità di alternare campioni equivalenti che Mou non possiede. Anzi, frenato dagli infortuni, il portoghese dovrà arrangiarsi senza talento (Dybala) ma con tanta energia (Matic e Cristante, probabilmente): ovvio che il duello decisivo sarà quello contro Kvara e immaginiamo che José organizzi qualcosa di particolare mantenendo un baricentro molto basso (48,4 metri la media dopo 10 giornate, contro i 52,5 di Spalletti) e facendo dell’aggressività sull’uomo con la palla il punto di forza. Lo Special One contro la Grande Bellezza, due mondi a confronto: Roma-Napoli, forse, come non l’abbiamo mai vista anche se l’anno scorso si sono annullate (0-0 all’Olimpico, 1-1 al San Paolo). Ma i valori erano diversi, come la posta in palio: José vincendo arriverebbe a un punto da Spalletti, che invece sogna di iniziare la fuga scudetto. Poi, a gennaio, vedremo un altro campionato.