Poesia di una tecnica, tirare di controbalzo in corsa, dopo un controllo col ginocchio, schiaffeggiando la palla appena tocca terra, calcolando con millimetrica precisione l’angolo dove il portiere non può arrivare. Poesia di una tecnica, il paradosso che unisce il massimo di invenzione con il massimo di esattezza. Roba da fuoriclasse, vale il prezzo del biglietto e una lacrima per chi è ancora capace di piangere. La magia di Paulo Dybala spiega da sola perché il calcio è lo sport più popolare del mondo.
Non conta il contesto, la febbre dell’Olimpico gonfio d’amore, l’adrenalina di Mou, la stessa imbarazzante debolezza difensiva del Monza. A cui chiunque potrebbe segnare una doppietta, ma pochi, forse nessuno potrebbe farlo in quel modo. Portando la fantasia giallorossa al comando del campionato, davanti alla Juve che lo ha inspiegabilmente esiliato e che per ora arranca tra incompiutezze tattiche e infortuni. Un campione così si può solo coccolare. E Mourino lo coccola, concedendogli di uscire dopo un’ora tra la standing ovation del pubblico.
È la notte degli argentini quella che porta Roma e Inter al vertice. Mentre all’Olimpico Paulo stende l’improbabile brigata di Berlusconi, a San Siro Correa e Lautaro regalano a Inzaghi un po’ di fiducia, dopo lo shock per lo strappo muscolare di Lukaku. Sono partite che non dicono nulla, questi testacoda tra big e neopromosse, in una classifica ancora troppo acerba per segnare le differenze. Più significativo è invece il pari del Milan a Reggio Emilia, contro un Sassuolo meno creativo di quello della scorsa stagione, ma più compatto. Capace di fermare le fonti del gioco rossonero - come aveva fatto giorni fa la Fiorentina con il Napoli -, impedendo a Leao e compagni di avvicinarsi alla porta di Consigli. Alla fine si contano due tiri nello specchio, ma somigliano a passaggi al portiere. Questo per dire che, come nella scorsa stagione, le sei squadre fatte per stare al vertice - Milan, Inter, Napoli, Juve, Roma e Lazio - dovranno guardarsi da alcune outsider che sanno come fermarle.
Vale per il Milan ciò che abbiamo detto del Napoli, impegnato stasera in un altro testacoda con il Lecce: il loro ingegno tattico ha bisogno di alternative credibili, perché non sempre gli sarà concesso di giocare nel modo più congeniale. Ma il ritmo compassato delle gare della quarta giornata dimostra che le big, tutte, hanno ancora notevoli margini di crescita. Aggiungi che giocheranno ogni tre giorni fino a novembre, per fare spazio al Mondiale qatariota, e puoi scommettere che l’autunno delle grandi fatiche farà la sua selezione naturale. Amministrare le energie ed evitare gli infortuni diventa un obbligo: in meno di un mese sono già out, oltre al gigante belga, Pogba, Di Maria (che stasera torna in panchina all’Allianz contro lo Spezia), Zaniolo, Florenzi, Wijnaldum, Kumbulla, Berardi, Demme, Ranocchia, Bohinen… per dire solo i più noti. Sarà una stagione in cui la stanchezza può mettere in sordina la classe. Per ora godiamoci quella che Dybala ci regala. Un gol così è di tutti, anche se lui lo segna per la Roma.