Era auspicabile che accadesse. Doveva accadere. È accaduto. Gallo Belotti alla Roma non sarà più un appuntamento mancato. Sarà, tutt’al più, un appuntamento ritardato. Una pagina di quelle storie già scritte. Incise in qualche testo a monte. Il ragazzo ha cominciato con il rosa (Palermo) per passare al granata (Torino) e arrivare al rosso pompeiano (Roma) dove troverà, mi gioco l’orecchio destro, la sua destinazione finale oltre che fatale. E, soprattutto, il contesto esatto per il suo sistema limbico, quello delle emozioni. Insomma, sfumature di colore dentro lo stesso cuore.
La gente romanista ci metterà due secondi per amarlo perdutamente, al suo primo schiumante ingobbirsi verso la porta nemica o alla prima acrobazia da circo (il bello di Belotti, temperamento, passione e colpi da campione). Che dico due secondi? Lo ama già da settimane solo per questa sua silenziosa e cocciuta dedizione verso una maglia non sua, ma già sua. Complimenti a lui, al suo agente a Trigoria, ma è come fosse l’Avana, complimenti a Josè Mourinho, strepitoso tre volte, nel volerlo, nel farlo sapere pubblicamente che lo voleva e nel modo in cui lo ha fatto sapere. Come solo i grandi. Doveva solo prendere le misure del pallone italiano così diverso da quello che aveva lasciato, doveva solo riprendere confidenza con la lingua e ora ogni suo talk (giustamente rarefatti come si fa con le cose preziose) è un appuntamento imperdibile. Dopo aver tribolato (il minimo indispensabile), Mou ha oggi la sicurezza dell’uomo che si sente padrone della situazione, ma si sente soprattutto amato, dai suoi giocatori e dalla gente di Roma, le buone premesse da cui sono sempre partite le sue imprese.
Complimenti ai Friedkin che hanno imparato in fretta il concetto che assecondare Mourinho non è mai un cattivo affare, e complimenti a Tiago Pinto che si fatto in quattro per chiudere il non facile cerchio. Detto questo, l’indispensabile Gallo arriva nel momento perfetto, a ribaltare o comunque a dare una botta di adrenalina a un ambiente scosso da due disgrazie in serie e nonostante questo voglioso di mostrare al mondo di essere più forte di tutto. Arriva l’asso giusto a pochi giorni dall’osso giusto, la nemica per definizione, che tu sia granata o rosso pompeiano, la Juventus. Copione perfetto. Belotti non è una ciliegia, è una magnifica torta. Mou lo sa bene, questo basta e avanza. Porterà gol, porterà energie e porterà fede. Di crederci fino all’ultima stilla e secondo. Sarà un’alternativa ma anche un compagno utile per Abraham, ritroverà Dybala con cui rifarà la coppia del Palermo, furori e bagliori. Soprattutto si aggiungerà ai giocatori che sono l’hard core della Roma, il nucleo duro e storico, i Pellegrini, gli Smalling, i Mancini, i Cristante e gli Spinazzola su tutti, aspettando gli altri, i nuovi, gli infortunati e i giovani. Zalewski in prima fila.