ROMA - Doveva essere potenzialmente l’ultimo giorno di offerta pubblica per decidere se rispondere presente e cedere le proprie azioni e permettere il delisting alla Roma beneficiando delle grandi iniziative offerte dai Friedkin. Ma il comunicato della tarda serata di ieri ha chiarito come un’opzione è stata oggettivamente “accesa” dai Friedkin e così il gong del termine dell’Opa non suonerà questo pomeriggio alle 17.30, bensì il prossimo 15 luglio. La proroga di una settimana era una ipotesi divenuta in extremis realtà. Le percentuali raggiunte a questo punto creano ottimismo: ieri sono state presentate 6.246.012 richieste di adesione, circa 3,5 milioni di richieste in più rispetto al giorno precedente. Complessivamente le adesioni sono a quota 20.065.255, pari al 31,89% dell'offerta. La Roma ha raggiunto il 93,4% delle azioni totali, arrivando a un solo punto e mezzo dal traguardo che permetterà di uscire dalla Borsa.
Il piano B
In ogni caso se la Roma non dovesse raggiungere il 95%, la strada sarebbe comunque quella di uscire dalla Borsa entro la fine dell’anno, ma tramite un piano B. Il club porterebbe infatti avanti una fusione tra la società dei Friedkin che detiene le azioni della Roma (la Romululs and Remus Investments LLC) e la Neep (holding italiana) per raggiungere il 95% del capitale sociale e quindi uscire dalla Borsa. Con questo piano B gli azionisti non avrebbero i benefici esclusivi offerti dalla Roma, ma esclusivamente il premio di acquisto dello 0.43%.