La differenza tecnica è a favore della squadra della Roma. Quella tattica è a favore dell’allenatore della Roma. Potrà bastare stasera a Tirana questo doppio vantaggio? La speranza è che sia sufficiente a portare a casa la Conference, ma in 90 minuti, o forse 120, serviranno anche altre qualità. In una finale è indispensabile non perdere mai contatto col gioco, mai un cedimento, mai un attimo di leggerezza, va considerato tutto come se fosse decisivo, anche una rimessa laterale, anche un rinvio dal fondo. Sotto questo aspetto, la presenza di Mourinho è una garanzia.
La Roma dovrà essere abile a trasportare la partita sul suo terreno, potrà concedere l’iniziativa al Feyenoord per sorprenderlo sugli esterni. Non c’è bisogno di dominare l’avversario, basta batterlo. E la Roma potrà farlo usando gli argomenti che conosce meglio, ovvero la ricerca, con qualità, di quel fenomeno di centravanti. Abraham è stato l’acquisto più indovinato di tutto il mercato della scorsa estate, ha lasciato subito il segno, ha fatto gol a raffica e ha dato alla Roma una certezza che prima non aveva. È un giocatore capace di togliere dai guai la propria squadra, appartiene a una specie sempre più rara, quella del cannoniere-lottatore, anzi, talvolta il suo difetto sta proprio in un’eccessiva generosità. Toccherà a Pellegrini cercarlo con i filtranti e a Mkhitaryan trovarlo in piena area con i suoi colpi improvvisi. Contro un giocatore del genere, la difesa del Feyenoord avrà sicuramente dei problemi, come del resto è capitato ad altre difese italiane ed europee.
Il calcio del Feyenoord è molto offensivo, si basa su ritmo, intensità e forza atletica dei giocatori. Quando gli olandesi perdono palla, cercano di recuperarla lassù in alto, senza perdere tempo né spazio. Il calcio della Roma è più riflessivo, la Roma capisce la partita soprattutto quando cambia, quando il suo sviluppo muta. Se c’è bisogno di ragionare questa squadra è presente a se stessa, assai più di quella olandese che conosce un solo tipo di gioco. La difesa dei giallorossi, raccolta intorno a Smalling, dà buone garanzie, ci sarà molto lavoro per i due centrocampisti centrali, Cristante e Sergio Oliveira, che dovranno assorbire e gestire il pressing olandese. E poi, attacco sulle due fasce con Karsdorp e soprattutto Zalewski, il ragazzino che potrebbe sorprendere il Feyenoord con le sue accelerazioni micidiali. A Tirana non sarà una passeggiata, ma la Roma c’è.