ROMA - Il motore è al minimo. Non si spegne, consuma poco carburante, ma nemmeno ha sufficiente energia per avanzare contro la tempesta. Utilizzando il gergo dei marinai, Dan Friedkin si è messo alla cappa sperando che il contesto mondiale non affondi la barca (alias la trattativa) per l’acquisto della Roma. Nel frattempo Pallotta, osservando l’oceano dai grattacieli trendy di Seaport, ha accettato di dedicarsi al piano B. Proprio ieri pomeriggio il governatore del Massachusetts, Charlie Baker, ha diramato il primo provvedimento di contenimento del Coronavirus: fino al 7 aprile, a Boston e dintorni saranno chiuse tutte le attività commerciali non essenziali e gli assembramenti, per qualunque motivo, non dovranno superare le 10 persone. «Ma non chiuderemo i cittadini nelle loro case», ha assicurato Baker, che guarda caso in italiano significa “fornaio”, uno dei lavori che non saranno fermati.
Continuità
In questo quadro confuso per quanto riguarda la gestione della vita day by day, Figurarsi se è possibile progettare un investimento nel calcio dall’altra parte del mondo. La Serie A, in quanto ingranaggio di un sistema, avrà certamente un valore diverso alla fine della crisi, che negli Stati Uniti gli analisti finanziari paragonano all’impatto dell’attentato dell’11 settembre. Anche l’accordo per la Roma verrà certamente ritoccato verso il basso. E’ perciò comprensibile che Pallotta, per salvaguardare il bene, abbia deciso di garantirgli continuità, rassicurando Fienga e il resto del management italiano sull’intenzione di immettere altra liquidità nella Roma. Entro il 31 dicembre va concluso l’aumento di capitale (fino a un massimo di 150 milioni) per rientrare nei parametri del nostro codice civile. Pallotta immaginava che una parte sarebbe stata delegata a Friedkin ma gli sviluppi della pandemia lasciano pensare che non ci siano i tempi tecnici perché il futuro acquirente (?) entri in campo per velocizzare la manovra.
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