Si sta trascinando silenziosamente, e anche un po’ malinconicamente, il complicato rapporto tra James Pallotta e la Roma. Non risultano accelerate nelle ultime ore, a proposito della scalata di Dan Friedkin, ma le negoziazioni procedono negli Stati Uniti verso un obiettivo comune: il passaggio di consegne, se non immediato almeno graduale. Nessuno ha mai davvero creduto che Friedkin, un signore che maneggia miliardi, potesse accontentarsi di partecipare all’aumento di capitale di una società di calcio italiana senza assumerne il controllo. E non era nemmeno ciò a cui Pallotta mirava. Pallotta, per una lunga serie di motivi, aveva chiesto alla sua banca di riferimento Goldman Sachs di attrarre un acquirente per allontanarsi dalla vetrina mediatica e magari rimanere da azionista di minoranza dentro alla Roma, un business che giudica ancora inespresso.
Roma in silenzio: trattativa Pallotta-Friedkin negli USA
E’ evidente e comprensibile il suo riserbo in questa fase così delicata. Da Boston anzi trapela un certo pessimismo sull’esito dell’affare. Ma l’attesa è febbrile anche all’Eur, dove il management auspica una soluzione rapida della vicenda in un senso o nell’altro. Aspettando novità decisive, la Roma ha deciso di rinunciare per la prima volta alla festa di Natale riservata a sponsor, vip e amici degli amici. Lo scorso anno era stata organizzata in un locale di Via della Conciliazione, a due passi dal Vaticano, per finanziare la fondazione Roma Cares. Stavolta invece niente celebrazioni pubbliche. E’ previsto un brindisi con i dipendenti, calciatori inclusi, in un clima più intimo. Pallotta ovviamente non ci sarà ma dovrebbe inviare un saluto. E non è stato neppure pianificato un viaggio dei dirigenti italiani negli Usa, dove è in corso la trattativa. La questione verrà gestita da Pallotta e i suoi soci principali e il gruppo Friedkin.