Pallotta: «Basta rivoluzioni e Pjanic rimane»

«In questi anni abbiamo cambiato troppo la squadra. Ora c'è un grande gruppo, possiamo vincere il titolo»
Pallotta: «Basta rivoluzioni e Pjanic rimane»© Bartoletti
di Guido D'Ubaldo e Roberto Maida
5 min

ROMA - Aveva qualcosa da puntualizzare, James Pallotta. Evita accuratamente di pronunciarsi sul caso Totti, che ancora non ha un finale scontato, ma svela lo stesso alcune delle strategie della Roma in vista del futuro.

LE CESSIONI. Pallotta è soddisfatto della rosa attuale ed è convinto di non dover effettuare una nuova rivoluzione estiva. «La squadra è forte e non ha bisogno di molti correttivi - spiega a Roma Radio -, in questi anni abbiamo commesso un errore: cambiare troppo la squadra. Lo abbiamo fatto però perché dovevamo ovviare a una situazione finanziaria difficile. Sono stati venduti calciatori importanti nel rispetto delle direttive Uefa. Ora ci sono tanti talenti che possono uscire dal settore giovanile o tornare dai prestiti: Ponce, Sadiq, Nura, Paredes, Sanabria. Contiamo anche su di loro». Spera di non dover ripetere le stesse scelte in estate, a proposito dei campioni più richiesti della Roma: Nainggolan, Pjanic e Manolas.

E anzi, su Pjanic precisa: «Ho sentito cose non vere sul suo conto come su altre operazioni. Non ho mai dato l’ok alla cessione di Miralem e voglio che lui rimanga alla Roma. E anche lui lo vuole. Perché c’è un grande gruppo e c’è un grande allenatore, Spalletti, che fa lavorare i giocatori più di quanto non facessero prima». Anche Dzeko ha recuperato posizioni ai suoi occhi dopo il gol nel derby, di cui sottolinea un aspetto tecnico interessante: «Edin ha fatto un gesto importante sfruttando il grande fisico. Se quel pallone fosse capitato a un altro giocatore, sarebbe stato difficile da controllare. Lui ci è riuscito, non era una rete facile».

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RIMPIANTO. Pjanic, come leggete a parte, ha una clausola rescissoria che può liberarlo. Ma il punto centrale del suo ragionamento è politico: Pallotta sta cercando di superare la logica import/export di Sabatini, che ha consentito alla società di sistemare il bilancio ma non di vincere un trofeo. «Tutti vorremmo vincere uno scudetto, ci siamo andati vicino, ci arriveremo. Credo che la gente si fidi del nostro operato. E per quanto mi riguarda non ho alcuna intenzione di lasciare la Roma. Dovrete sopportarmi per molto tempo ancora...». Uno degli errori che Pallotta rimprovera a Walter Sabatini è la difesa di Rudi Garcia: «Avrei voluto fare prima il cambio in panchina. Si vedeva che la squadra stava bene e che aveva un problema di testa. Se avessimo vinto quattropartite in più, che erano ampiamente alla nostra portata, oggi saremmo in lotta per il primo posto».

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BASE. Intanto prende forma la nuova struttura societaria. Per la prima volta Pallotta cita il fido Alex Zecca (e non Sabatini) nel suo ruolo di raccordo tra Stati Uniti e Italia: «Zecca, Conti e Massara stanno facendo un grande lavoro. Alex sta costruendo la migliore academy degli Usa e sta cercando di espandersi (in Brasile sono già state formate scuole calcio targate Roma, ndr). Il futuro è dalla nostra parte, ho l’obiettivo di fare della Roma il luogo migliore dove allevare i talenti. In questo senso devo fare anche i complimenti ad Alberto De Rossi. Quanto a Conti, si era detto che la società non lo voleva più: invece sta lavorando con profitto con il nuovo staff».

Per lo slancio definitivo, secondo Pallotta, manca soltanto lo stadio: «Vediamo cosa succederà. Da mesi lavoro con il nuovo responsabile del progetto, David Ginzberg. Stiamo parlando di un faldone di ottocento pagine, un dossier enorme». Aveva annunciato la consegna del progetto alla Regione Lazio entro il mese di aprile: «Ormai ci siamo, siamo vicini alla conclusione. Sento un forte sostegno da parte della politica e dei tifosi. Restano alcune cose da sistemare ma lo faremo in tempi brevi».

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