Sos Palermo, la trincea di Zamparini

Il presidente: "possiamo ancora restare in A, ma entro fine marzo vendo a un fondo d’investimento degli Usa"
Sos Palermo, la trincea di Zamparini© Getty Images
di Xavier Jacobelli
9 min

PALERMO - La domanda si fa incalzante ,ovunque tu vada in città. Ma senza formulare il soggetto. E’ diventato pleonastico. «Quando vende?». Sottinteso: quando vende Zamparini? Giri il quesito al presidente del Palermo che sbotta: «Il calcio è cambiato, i tempi sono cambiati, la crisi economica continua a mordere. Viviamo in uno stato di guerra. A me sembra di essere in Libano quando la gente attraversava la strada sotto il tiro dei cecchini. Entro la fine di marzo cederò la società a un fondo d’investimento americano. I cinesi dovevano farsi vivi dopo il loro Capodanno, caduto il 28 gennaio. Non li ho più sentiti». Se Zamparini ama le metafore belliche, Palermo è la sua ultima trincea. Dove, raccontano, è stato invitato a mettere piede soltanto previa informativa alla Digos e questo vi dà l’idea dell’aria che tira. 

FEDELTA' JAJALO

«LA GENTE MI RINGRAZIA». Nel parcheggio antistante lo stadio Barbera, due auto della Polizia stazionano con discrezione. I quattro punti nelle ultime due partite hanno scalfito il muro del pessimismo, ma il Palermo, terz’ultimo, conta 14 punti e l’Empoli, quart’ultimo, è lassù a quota 22. Tabelle e pronostici ricominciano a scorrere sotterranei, nel fiume della contestazione all’uomo che, dopo avere riportato la squadra all’onor del mondo, oggi è diventato il bersaglio del disamore di una città con il rosa e il nero invisibilmente tatuati sulla pelle. Tant’è vero che
i tifosi non ce l’hanno con i giocatori, domenica scorsa applauditi dopo la vittoria sul Crotone dagli 8.934 presenti (ammesso e non concesso ci fossero tutti i 6.323 abbonati accanto ai 2.611 paganti). I palermitani ce l’hanno con chi accusano di averne tradito la passione, l’entusiasmo, la voglia di andare allo stadio, spaccandone per giunta l’unità d’intenti, seminando sconforto e rabbia. «Eppure, quando vado a Palermo, incontro gente che mi vuol bene e mi ringrazia per ciò che ho fatto», obietta Zamparini al telefono, visto che in città non si vede da tempo immemore. 

I CINESI E GLI AMERICANI -  Risponde da località imprecisata. Il tono è il solito: deciso, cortese, incollato alla sua visione delle cose. D’altra parte, Pirandello docet, a ciascuno la sua verità. Così è se vi pare. Ed è un peccato che un personaggio amante della franchezza e, spesso, capace di andare controcorrente sia caduto prigioniero di se stesso e delle sue contraddizioni. Presidente Zamparini, nessuno a Palermo discute i suoi meriti passati, che sono incontrovertibili. Il problema è il presente. Com’è stato possibile che il Palermo sia imploso in questo modo? E chi vuole davvero il Palermo: prima gli arabi, poi i cinesi, poi l’italoamericano Cascio, adesso gli americani. E nel mezzo, la girandola degli allenatori: dal giugno 2015 a oggi ne abbiamo contati 14. Dicansi quattordici. «Cominciamo dalla fine. Io non ho mai perso la speranza della salvezza. Il pareggio di Napoli e la vittoria sul Crotone alimentano questa speranza e non è un caso che, ad incarnarla, sia Nestorovski». Quanto vale oggi Nestorovski? «L’abbiamo pagato 500 mila euro, ora il cartellino oscilla fra i 15 e i 20 milioni. Nestorovski è una scommessa vinta. Me l’aveva segnalato un amico che vive in Croazia, lo stesso che ci ha messo sulle tracce di Traikovski e di Posavec. La verità è che i nostri guai sono cominciati con Schelotto». Schelotto? 

«NESTOROVSKI RAPINATORE D'AREA»

IL BOCA, GLI INSULTI, IL WEB - «Sì, Schelotto. Nel campionato scorso, dopo la rottura con Ballardini, avevo puntato sul tecnico argentino che però non riuscì a resistere al richiamo del Boca. Da lì, la situazione è diventata sempre più complicata». Riassunto delle puntate precedenti: Palermo, 11 gennaio 2016, Zamparini annuncia l’ingaggio di Guillermo Barros Schelotto, argentino, nato a La Plata il 4 maggio ‘73, secondo calciatore più titolato della storia del Boca Juniors con 16 trofei dopo Sebastian Battaglia (18); terzo giocatore argentino in assoluto ex aequo con Alfredo Di Stefano (21). Il 27 novembre 2015, Schelotto aveva lasciato la guida del Lanus, club con il quale, nel 2013, aveva vinto la Copa Sudamericana. Assunto dal Palermo, ma prigioniero dei tempi di tesseramento che spingono il Palermo a mandarlo in panchina come dirigente accompagnatore, con Giovanni Tedesco allenatore. Il 10 febbraio 2016, Schelotto si dmette: l’Uefa non ha riconosciuto la validità del patentino da allenatore. Il 1º marzo 2016, Schelotto diventa l’allenatore del Boca Juniors al posto dell’esonerato Rodolfo Arruabarrena. Zamparini non ce l’ha con l’argentino. Ce l’ha con chi lo insulta. «Oggi, purtroppo, in Rete non ci sono controlli, imperversano la violenza verbale, la cattiveria, l’incultura sportiva. I tifosi del Verona hanno applaudito la loro squadra il giorno in cui è retrocessa in serie A e la stessa scena si ripete in Premier League. Questo si chiama rispetto, fair play, educazione».

«HO SPESO 100 MILIONI» - Siamo perfettamente d’accordo, presidente. Ma i tifosi del Palermo che amano il Palermo e la contestano civilmente, le rimproverano un sacco di cose: perchè ha cambiato 47 allenatori in 15 anni? Perchè ha venduto un battaglione di ottimi giocatori, campioni come Pastore, Cavani e Dybala e anche campioni del mondo (Barzagli, Grosso e Zaccardo lo divennero da rosanero; Toni partì nel 2005), talenti oggi valutati 100 milioni (Belotti, clausola rescissoria per l’estero, fissata dal Toro). «Nei miei quindici anni ho speso per il Palermo 100 milioni di euro e le cessioni si sono rese necessarie perché imposte dalle ragioni di bilancio, sulle quali non è ammessa l’ignoranza». E la moltitudine di allenatori licenziati? «In trent’anni fra A e B, c’è stato anche chi ha lavorato per tre anni con me: Novellino. E poi ho lanciato Ventura, Spalletti, Zaccheroni, Gasperini. E comunque, non è vero che li ho sempre cacciati io: Ballardini si è autoesonerato dopo la lite con Sorrentino; ma De Zerbi l’ho tenuto, sebbene avesse perso sette partite di fila in casa e l’ho esonerato dopo l’eliminazione dalla Coppa talia con lo Spezia; Prandelli al Venezia era rimasto anche dopo 4 ko consecutivi». 

CORINI, L'INTOCCABILE

«IO CAPISCO DI CALCIO» - Ma, dica la verità: lei è o non è un presidente impiccione, uno che fa la formazione, uno che rompe le scatole al proprio allenatore? Come può un tecnico lavorare tranquillo? «Io non sono un impiccione. Io sono uno che sa di calcio e dà consigli. Quando la squadra perde, io divento matto. Un presidente serve solo a metterci i soldi e stop? Io amo avere un contatto giornaliero con il mio tecnico, cosa che faccio con Lopez e non accadeva con De Zerbi». E Corini? «Corini si è ritrovato in una situazione molto difficile. Era arrivato come il salvatore della patria, non è riuscito a salvarla». Avrebbe votato per Veltroni presidente della Lega? Ha letto? Ha declinato la proposta... «Veltroni è una persona seria e affidabile, ma ha un colore politico. L’avrei visto meglio come presidente della Figc. Comunque, non è più un mio problema. Gliel’ho detto: in marzo vendo il Palermo agli americani». 


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