Napoli, il problema di Conte non è Lukaku

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Pasquale Salvione
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Il problema del Napoli non è solo Lukaku. Ridurre tutto alla scarsa vena realizzativa di Big Rom, significa non analizzare con lucidità le difficoltà di una squadra che ha perso il primo posto in classifica dopo due mesi. Fischiarlo ogni volta che non segna è un esercizio pericoloso, oltre che ingeneroso. Pericoloso perché rischia di condizionare il suo rendimento e quello dei compagni, ingeneroso perché non tiene conto di quello che sta emergendo in campo. La fotografia migliore l’ha fatta Conte: questo Napoli fa una fatica enorme a concretizzare, pecca soprattutto nella fase di rifinitura, sbaglia troppo nell’ultimo passaggio, non riesce a far emergere tutta la sua qualità negli ultimi sedici metri.

I numeri, come al solito, non lasciano spazio a interpretazioni: il Napoli è la squadra che ha segnato di meno delle prime sette, ha gli stessi gol del Parma 13° (21) e tre in più del Verona terzultimo (18). Fra i titolari solo Kvara e lo stesso Big Rom finora hanno dato un contributo congruo di assist (4 e 3), per il resto solo tracce residuali. Il problema, insomma, è molto più ampio del rendimento del centravanti (che comunque ha segnato 5 reti). Lukaku spesso rimane isolato fra i difensori avversari, tocca pochi palloni, è messo pochissime volte in condizioni di far male. Anche lui potrebbe fare molto di più, questo è chiaro, perché finora si è visto solo a sprazzi e ha dato la sensazione di essere non ancora al top della condizione fisica. Ma la sua crescita può passare solo attraverso quella della qualità del gioco offensivo, è questa la chiave per dare una svolta alla sua stagione e a quella del Napoli. È il famoso percorso di crescita che sottolinea sempre Conte, servono tempo e pazienza. I miracoli, come dice l’allenatore, sono un’eccezione, l’unica strada è il lavoro.

Finora il Napoli ha fatto passi da gigante in fase difensiva. Subisce poco, pochissimo. Ha la migliore difesa del campionato insieme a Juve e Fiorentina, una solidità invidiabile in campo, un gruppo disposto al sacrificio che ha abbracciato con grande entusiasmo i dettami tattici del nuovo allenatore. Ora deve continuare a lavorare per migliorare nel volume e nell’efficacia del gioco offensivo. I segnali delle ultime settimane in questa direzione sono stati significativi, a partire dagli inserimenti (esterni e interni) di Di Lorenzo e Olivera che ormai sono diventati una variabile importante.

Ma le difficoltà impongono anche delle riflessioni a Conte: tenere ancora fuori un giocatore estroso e imprevedibile come Neres forse è un lusso che questa squadra non può più permettersi. Finora è stato solo un’alternativa, soprattutto perché non dava garanzie tattiche in fase di non possesso. Ora però c’è bisogno di valutare con attenzione: forse è arrivato il momento di perdere qualcosa in copertura e aggiungere fantasia in attacco. Il brasiliano (già 3 assist finora) imporrebbe evidentemente una rivisitazione della fase difensiva, ma potrebbe essere un’arma importante nella zona in cui il Napoli sta soffrendo di più. Di sicuro l’allenatore ha le spalle larghe e l’esperienza giusta per valutare i tempi e i modi per intervenire. La sconfitta con la Lazio, anche se amarissima, non pregiudica niente. Il Napoli resta lì, aggrappato alla sua classifica, con un calendario che ora si fa meno complicato e il vantaggio di giocare una volta a settimana. La nottata passerà subito, c’è da giurarci. Conte sveglierà tutti all’alba.


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