NAPOLI - Maradona è meglio ’e Pompei. Il murale dedicato al Diego di Largo degli Artisti a Montecalvario, a Napoli, è diventato in quattro anni il Murale (maiuscolo) di Largo Maradona. Un’opera d’arte, un altare, un sito d’interesse: il più visitato di Napoli e Campania, il secondo d’Italia alle spalle del Colosseo e davanti agli Uffizi, al Pantheon e agli Scavi di Pompei ed Ercolano. Un luogo mistico che dal giorno dell’adios del dio pagano del calcio continua a riempire i vicoli dei Quartieri Spagnoli come lui riempiva gli stadi e i cuori di chi amava il pallone. All’inizio fu una cosa per fedeli: 25 novembre 2020, i napoletani in pellegrinaggio spontaneo a vegliare l’immagine sacra con candele, sciarpe e lacrime nel giorno della morte del Pibe. E poi ancora, ancora e senza più una fine dal quella notte: tifosi, non tifosi, napoletani, turisti italiani, inglesi, americani, francesi, i coreani di Kim e i georgiani di Kvara. De Laurentiis e Conte. Spalletti, Mourinho, Galliani e tutti, ma proprio tutti i dirigenti e i calciatori che sono passati da Napoli per giocare contro gli azzurri o la Nazionale. Tutti ai piedi di Diego: sei milioni di visitatori nel 2023, secondo i dati diffusi dalle associazioni delle agenzie di viaggio. Più del Cristo Velato e Napoli Sotterranea. Un tesoro del Rinascimento napoletano. E anche una magia degna della punizione impossibile alla Juve nell’85 al San Paolo per la gente di un quartiere di certo non bagnato nell’oro: secondo uno studio analitico del Sole 24 Ore, infatti, il Murale di Maradona è stato decisivo per l’incremento del ritorno economico delle attività circostanti e per l’indotto generato.
Il Murale Maradona ha generato un boom turistico
Per la precisione, lo stock delle attività censite dal Registro delle imprese nel raggio di un chilometro quadrato dal sito è cresciuto del 5,5% rispetto al 2019, prima della scomparsa di Diego; e del 6,5% rispetto al 2021, dopo la scomparsa. Risultati tra l’altro in controtendenza, secondo valutazioni cittadine complessive. Il miracolo dei Quartieri Spagnoli, un tempo avvolti dall’oscurità di oscuri mali criminali e oggi illuminati e colorati fino a notte, luci e festoni, turisti e turiste in libertà, ristoranti e taverne fatte in casa, letteralmente, nei bassi trasformati in salottini accoglienti e profumati di ragù e pizze fritte.
Maradona, la storia del Murale
Largo Maradona, pochi passi da via Toledo, dalle sfogliatelle e dal mare, un tempo Largo degli artisti o Mmiez’ ’o Carecature, in dialetto, per la gente dei vicoli. «Non conosco il significato, ma quel posto lo chiamavamo tutti così perché c’erano i resti di un palazzo crollato sotto i bombardamenti». Claudio Di Dato, storico acquafrescaio di via Chiaia e figlio dei Quartieri, racconta la storia di quel disegno: lui, nel 1990, ha partecipato alla stesura della versione originale realizzata da Mario Filardi in occasione della vittoria del secondo scudetto. «Ho dato una mano a riempire di colore il disegno di Mario. Una gamba, se non ricordo male. Sono passati così tanti anni». Filardi era un giovane con la passione per la pittura e doti da artista che viveva in quel labirinto di asfalto: «Faceva qualche tatuaggio, decorava i giubbotti. Era un amico, ora non c’è più», continua il signor Claudio. Il Murale, negli anni, è stato prima ridipinto da Salvatore Iodice e poi, nel 2017, l’artista argentino Francisco Bosoletti ne ha restaurato il viso.